Difesa fitosanitaria. Ponso (Confagricoltura): Senza autorizzazioni usi di emergenza, frutta italiana a rischio. Arriveranno produzioni da fuori UE

ROMA – La difesa fitosanitaria potrebbe essere a rischio, per una possibile stretta della Commissione Europea.

Per quanto risulta, per l’autorizzazione per gli usi di emergenza fitosanitaria (art. 53 Reg. 1107/2009), la CE sembra essere più restrittiva nel concederla, delegando ai Ministeri dei singoli paesi la possibilità di scegliere, esponendoli però ad eventuali sanzioni da parte della stessa Commissione, creando così un limbo da cui è difficile uscire.

Un problema ulteriore – quello della riduzione dei prodotti fitosanitari – per gli agricoltori europei, che stanno affrontando le sfide una produzione di raccolti sostenibili e che portino reddito all’azienda agricola.

Ne abbiamo parlato con Michel Ponso, presidente della FNP Ortofrutta (Federazioni nazionale di prodotto) di Confagricoltura.

Una situazione che sta provocando malcontento ed una mobilitazione degli stakeholder interessati oltre agli agricoltori, che rischiano di rimanere senza strumenti validi per combattere i parassiti in grado di distruggere interi raccolti, in assenza di alternative valide approvate. E’ così?

Assolutamente sì – sottolinea Ponso -. Gli agricoltori stanno affrontando enormi sfide per riuscire a produrre raccolti sani e redditizi. I cambiamenti climatici stanno flagellando le produzioni e la continua riduzione di prodotti fitosanitari operata a livello europeo prima con la modifica della regolamentazione sull’immissione in commercio, ed ora anche con le nuove restrizioni in merito all’articolo 53 che autorizza gli usi di emergenza; sta di fatto determinando l’impossibilità per molte aziende agricole di impostare una corretta difesa fitosanitaria. In tale contesto, la discrezionalità lasciata ai singoli paesi per la concessione o meno degli usi di emergenza li espone però ad eventuali sanzioni da parte della stessa Commissione, creando così un limbo da cui è difficile uscire.

L’eliminazione di molecole senza trovare nuove alternative pone gli agricoltori in una posizione di assoluta incapacità nel difendere le proprie produzioni dagli attacchi delle malattie e dei nuovi patogeni alieni che si vengono a insediare nei loro impianti. Il rischio è quello di compromettere gli interi raccolti, rendendoli qualitativamente non commercializzabili per i mercasti del fresco.

Nel 2024 in Italia sono stati autorizzati all’uso di emergenza i prodotti a base di sulfoxaflor per molte colture. Oggi, risulta che l’Isoclast (principio attivo: sulfoxaflor), possa non ottenere l’autorizzazione all’uso di emergenza. Quali sarebbero le conseguenze?

Isoclast (principio attivo: sulfoxaflor), sta incontrando proprio queste difficoltà nell’ottenere l’autorizzazione all’uso di emergenza. Nel 2024 in Italia sono stati autorizzati all’uso di emergenza i prodotti a base di sulfoxaflor per le seguenti colture: susina, agrumi, ciliegia, mela, pesca, nettarina, pomodoro, melone, anguria, cetriolo, zucca, zucchina, uva da tavola e da vino.

L’impossibilità di avere questo principio e la non disponibilità sul mercato di valide alternative può essere disastrosa per i produttori.

Oltre a vanificare le produzioni, si rischia di far sostituire la nostra frutta e verdura sui mercati mondiali da prodotti provenienti da fuori UE, paesi dove paradossalmente è ammesso l’utilizzo del “Sulfoxaflor” ed altre sostanze vietate da anni dalla comunità Europea.

Potrebbero poi esserci divieti di utilizzo per il “Sulfoxaflor” che appartiene ad una nuova classe di insetticidi ed è dotato di un meccanismo d’azione efficace contro gli insetti nocivi critici, compresi quelli resistenti ad altri insetticidi. In particolare, è funzionale nella gestione degli insetti che si nutrono di linfa in colture chiave per i consumatori e per la filiera.

Ci sono eventuali alternative a disposizione?

Per contrastare gli attacchi dai patogeni che vengono controllati dal “Sulfoxaflor” ad oggi non ci sono valide alternative – evidenzia Ponso.

Oltretutto, le restrizioni continue sull’uso delle sostanze attive imposte dalle procedure europee di registrazione, senza dar modo di creare valide alternative fanno si che utilizzando in modo eccessivo le poche molecole disponibili si creino resistenze da parte dei parassiti.

Insomma, le restrizioni sull’uso delle sostanze attive imposte dalle procedure registrative europee, i crescenti problemi di resistenza dei patogeni, gli elevati costi per lo sviluppo di nuove molecole e la lunghezza dei processi autorizzativi sono solo alcuni dei fattori che stanno esponendo gli agricoltori italiani (ed europei) ad una sempre minore disponibilità di prodotti adeguati a combattere le problematiche fitosanitarie e proteggere i raccolti.

Non sarebbe un controsenso nella direzione di un’agricoltura europea che deve fare i conti con i cambiamenti climatici ed eventi atmosferici improvvisi, una sostenibilità sia ambientale sia economica dell’azienda stessa?

Certo, la sostenibilità ambientale deve essere assolutamente portata avanti, ma di pari passo con l’immissione di nuove molecole meno impattanti e con l’utilizzo delle nuove tecnologie di evoluzione assistita conosciute anche con l’acronimo inglese NGT (New Genomic Techniques) TEA, le Tecnologie di Evoluzione Assistita. Esse sono nuove biotecnologie, sviluppate a partire dagli anni 2000, con lo scopo di ottenere piante più̀ resistenti alle malattie e ai parassiti e agli stress climatici.

Senza sostenibilità economica nessuna azienda agricola sarà in grado di affrontare i nuovi investimenti e le nuove sfide che richiedono i mercati mondiali in continua evoluzione.

Paletti che andrebbero a limitare significativamente la competitività degli agricoltori italiani sia sui mercati nazionali che internazionali, costringendoli gradualmente ad abbandonare l’attività agricola e il territorio.

Chi deve intervenire per sbloccare questa situazione?

Devono intervenire i ministeri preposti che, in Italia, sono quelli della Salute,  Agricoltura e Ambiente, in modo incisivo ed in tempi ristrettissimi in quanto siamo ormai a fine anno e la  stagione primaverile è imminente. Gli agricoltori devono avere la possibilità di agire in modo tempestivo e preventivo per difendere le colture dagli attacchi patogeni.

Da parte di Confagricoltura c’è stata una comunicazione costante con gli addetti ai lavori e continueremo a mantenere le relazioni in modo continuativo auspicando una presa di posizione rapida per superare questa situazione.

Senza un’autorizzazione nazionale all’uso per il 2025, i produttori italiani delle colture non avranno nessuno strumento per contrastare gli insetti nocivi, rischiando di compromettere tra le altre, anche la produzione dei pregiati vini italiani.

Insomma, ripercussioni non indifferenti per l’intero agroalimentare, compreso il vino che rappresenta un comparto che fa da traino al Made in Italy nel mondo?

Verissimo, la siccità prima e poi l’eccesso di piogge di questa stagione passata hanno messo già a dura prova le produzioni di uva sia da tavola che da vino. Un prodotto così conosciuto ed apprezzato come il vino italiano non può essere messo in discussione in un mercato mondiale già penalizzato dai consumi e così conteso dai nostri competitor.

 

 

 

 

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