ROMA – Sembrano non arrivare autorizzazioni dall’Europa per gli usi di emergenza fitosanitaria.
Per quanto riguarda l’art. 53 (Reg. 1107/2009), la CE sembra essere più restrittiva nel concederla, delegando ai Ministeri dei singoli paesi la possibilità di scegliere. Dopo aver affrontato il tema sulle conseguenze nel settore ortofrutticolo italiano (leggi intervista a Michel Ponso), ecco il punto di vista di Christian Marchesini, presidente della Federazione nazionale di prodotto FNP Vitivinicola di Confagricoltura.
Marchesini, risulta che l’Isoclast (principio attivo: sulfoxaflor), possa non ottenere l’autorizzazione all’uso di emergenza. Quali potrebbero essere le conseguenze?
Nel settore vitivinicolo il sulfoxaflor è utilizzato in particolare per contrastare la Cicalina della flavescenza dorata (Scaphoideus titanus). La flavescenza dorata (FD) è una malattia da quarantena soggetta a lotta obbligatoria. Gli effetti possono essere gravi, dal calo della qualità e quantità della produzione in uva fino al deperimento della pianta. Il principale insetto vettore, lo Scaphoideus titanus, vive su vite e può trasmettere la malattia mentre punge le foglie per nutrirsi. In presenza dell’insetto nel vigneto una pianta malata di FD è una possibile fonte di infezione per le altre piante.
Avere meno strumenti per reagire ad infezioni di FD porterebbe ad una maggiore diffusione della malattia
Ci sono eventuali alternative a disposizione?
Si ci sono alternative ma sono sempre meno. È importante che il viticoltore abbia più principi attivi a disposizione per evitare l’insorgenza della resistenza. Nella lotta alle fitopatie la strategia con alternanza dei principi attivi è decisiva per non attivare la antibiotico resistenza.
Chi deve intervenire per sbloccare questa situazione?
Alla luce delle problematiche evidenziate, le amministrazioni pubbliche coinvolte dovrebbero sostenere la richiesta di uso di emergenza e semplificare tutte le procedure necessarie per il suo ottenimento.
Insomma, ripercussioni non indifferenti per l’intero agroalimentare, compreso il vino che rappresenta un comparto che fa da traino al Made in Italy nel mondo?
L’Italia è fra i principali player a livello mondiale nel settore vitivinicolo: primo Paese al mondo per vino prodotto con 41 milioni di ettolitri; primo paese al mondo per volumi esportati, mentre è secondo, dietro la Francia, per valore delle esportazioni. L’export vitivinicolo italiano conclude il 2023 con un valore commerciale di 7,8 miliardi di euro (-0.8% corrispondente a circa 64 milioni di euro) a fronte di una leggera riduzione nelle quantità esportate (21.4 milioni di ettolitri, -1%). Nei primi 7 mesi 2024 l’export del vino italiano arriva ai 4,6 miliardi di euro, in crescita del 4,1% sullo stesso periodo 2023.
Un settore con valori positivi e un indotto economico importante che non può risentire di ripercussioni sul lato produttivo per problematiche fitosanitarie che vanno contenute con tutti gli strumenti utili a disposizione.