BOLOGNA – Il 2025 parte male. La fiammata del prezzo del gas fa schizzare del 10-15% in due settimane il costo dell’urea, che è in assoluto il fertilizzante più utilizzato nei campi fornendo i nutrienti essenziali per la crescita delle piante.
“È un campanello d’allarme: ora gli agricoltori sono spaventati dall’effetto domino. Il nuovo caro energia spinge in alto i costi di produzione di materie prime indispensabili – fertilizzanti, mangimi, gasolio per autotrazione ed energia elettrica, pvc per sistemi di irrigazione e tensostrutture, polietilene per copertura serre e tunnel, materie plastiche per vetro e bottiglie -, in un momento in cui la quotazione delle principali commodity, grano in primis, tocca il minimo storico. Rischiamo di perdere redditività e competitività”, osserva il presidente regionale di Confagricoltura Marcello Bonvicini.
Occorre monitorare l’andamento del mercato dei concimi azotati, valutare l’impiego di input sostitutivi introducendo anche protocolli di coltivazione più innovativi e poi ancora favorire l’uso agronomico degli effluenti di allevamento, è il monito di Confagricoltura Emilia Romagna.
Bisogna mantenere alta l’attenzione sul comparto delle energie da fonti rinnovabili. “Continuare sulla strada degli investimenti intrapresa con il PNRR promuovendo politiche di incentivazione, valorizzando i sottoprodotti agricoli a fini energetici e l’uso del digestato da reflui zootecnici sulle colture in atto, a beneficio della fertilità agricola e dello stoccaggio di carbonio nel suolo” conclude Nicola Gherardi, membro di giunta di Confagricoltura nonché vice-presidente della Confederazione dei bieticoltori-CGBI, realtà impegnata nello sviluppo delle agroenergie in particolare biogas e biometano di origine agricola partendo dall’aggregazione di aziende e allevamenti.