CAGLIARI – “Come organizzazione di rappresentanza degli agricoltori sardi riteniamo fondamentale la difesa attiva e costante di tutte le caratteristiche peculiari dell’agricoltura e della zootecnia isolana ed esprimiamo forte perplessità per l’esclusione della razza Sardo Modicana da quelle ammesse a beneficiare dei fondi ministeriali destinati alle razze autoctone”.
Lo sottolinea il presidente della Copagri Sardegna Giuseppe Patteri in una nota inviata all’assessore regionale all’agricoltura Gianfranco Satta a proposito dei contenuti del decreto Masaf sul sostegno all’allevamento delle razze autoctone.
“Chiediamo, quindi, un pronto intervento della Regione, affinché si proceda ad una correzione del provvedimento in questione, inserendo tra le razze ammesse, oltre alla Sardo Bruna e alla Sarda, già presenti, anche la Sardo Modicana, che da oltre un secolo caratterizza la nostra storia allevatoriale, i nostri paesaggi agrari e, soprattutto, il grande patrimonio di biodiversità della Sardegna”, prosegue Patteri.
“Parliamo di un sostegno che interessa le razze bovine da carne iscritte nei registri delle razze autoctone italiane, che può raggiungere un massimo di 100 euro per unità di bestiame adulto-UBA in regime de minimis; una cifra certamente non indifferente, soprattutto in relazione alle criticità con le quali è costretto a fare i conti il comparto”, evidenzia il direttore della Copagri Sardegna Mario Putzolu.
“La razza Sardo Modicana può contare su oltre cinquemila capi, concentrati principalmente sulle Colline del Montiferru, nel versante centro occidentale dell’Isola”, fa notare il direttore, ricordando che quest’ultima “venne selezionata alla fine del 1800 dagli allevatori del Montiferru, attraverso gli incroci tra i tori provenienti da Modica, in Sicilia, e le vacche Sarde della Sardegna centro-meridionale, ideati inizialmente con il fine di ottenere capi con una maggiore attitudine al lavoro e al trasporto”.
“Solo in seguito, si affermò come razza molto valida anche per la qualità delle carni e del latte, da cui derivano oggi formaggi altamente rinomati e apprezzati in tutta la Penisola, tra i quali figurano diversi presidi Slow Food”, continua Putzolu, spiegando che “questo successo portò alla costituzione del Consorzio di Produttori ‘Il Bue Rosso’, che con non poca fatica sta cercando di valorizzare la razza per diversi fini, tra cui quello di tenere vivo un patrimonio storico e culturale della nostra Isola”.