PIACENZA – La Sezione di Prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura Piacenza si è riunita, nei giorni scorsi, in forma allargata a tutti i soci produttori di pomodoro nella nuova Sala Visconti al palazzo dell’Agricoltura di Piacenza.
Diversi gli intervenuti per discutere della programmazione della nuova campagna alla luce dell’accordo quadro per il comparto sottoscritto il 28 gennaio scorso.
Il prezzo di riferimento per la campagna 2025 – si ricorda – sarà 142.5 euro/tonnellata, più una scaletta qualità migliorata, che potrebbe valere fino a un massimo di 2.5 euro /tonnellata. “Reputiamo l’accordo positivo – ha sottolineato il presidente della Sezione di Prodotto Pomodoro da Industria provinciale e regionale di Confagricoltura, Giovanni Lambertini – soprattutto per i tempi stretti con cui è stato concluso, con un prezzo di riferimento buono, almeno ai nastri di partenza, e non secondariamente per la positiva inversione di tendenza degli adeguamenti della scaletta qualità, in cui si tornati a parlare di premialità e non di penalità”.
“I presupposti per una buona campagna ci sono e sono costruiti su una ragionevolezza dimostrata da tutte le parti coinvolte nella trattativa per il bene del settore – ha commentato il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra – Le Op si sono mosse unite, con coerenza e questo ha premiato. Ora si tratta di procedere con trasparenza, seguendo la programmazione e le tempistiche indicate dalle Op. Le quotazioni sono quelle che il mercato poteva riconoscere, una volta tanto il nostro accordo farà da apripista senza venir fortemente influenzato dalle quotazioni di riferimento in Spagna e in California, come ultimamente accadeva”.
Diversi i temi toccati nella discussione: dall’attrattività della coltura, ai costi di investimento in campo che arrivano a toccare i 10.000 euro ad ettaro. Ai costi energetici, molto più alti nel nostro Paese rispetto a quelli spagnoli. Ai contratti d’affitto che rilevano un forte interesse per la coltura negli areali a noi prossimi. Ai principi attivi. Quest’ultimo tema ha, in particolar modo, stimolato riflessioni. Le normative di matrice ambientalista hanno portato a crociate contro gli agrofarmaci e al susseguirsi di restrizioni nell’impiego di principi attivi in campo. Dalla fase di studio, una nuova molecola compie un percorso che richiede anni per arrivare alla commercializzazione. Gli investimenti iniziali sono disincentivati dalle difficoltà di ottenere le autorizzazioni all’impiego oltre che dalla prospettiva incerta della permanenza delle autorizzazioni nel tempo, così le colture in campo rischiano di non avere a disposizione nuove difese. Questo potrebbe minare gli standard di eccellenza del nostro pomodoro da industria e sottoporre la filiera a rischi perché mancanze di prodotto potrebbero essere colmate con beni di importazione realizzati con standard più bassi e con impatti ambientali ben più elevati. Una strategia miope e in fruttuosa dunque, quella della guerra agli agrofarmaci, quando la professionalità e la precisione di un’agricoltura avanzata come la nostra garantiscono un impiego razionale di tutti i fattori produttivi, agrofarmaci in primis.
“Auspichiamo che vengano messe a disposizione nuove molecole – ha sottolineato la Sezione – o nuove varietà e nuovi macchinari. C’è molto interesse per le Tea, le nuove tecnologie di selezione varietale, ma le prospettive di sviluppo e di innovazione tecnologica non sono oggi in grado di dare una risposta immediata”.
In conclusione, si è tornati a parlare proprio di cosa accadrà in campo. “Dopo un’annata in cui abbiamo registrato un fatturato ridotto del 30% – ha ricordato Lambertini – è chiaro che c’è una certa spinta produttiva, sostenuta anche dalle industrie che hanno ridotto gli stock a causa dell’ultima pessima campagna. Gli ordini delle piantine sono stati effettuati – ha concluso – serve ragionevolezza per una coltura che non ammette errori, proprio per i costi che si sostengono nel portarla a termine. Ricordiamo che la campagna di raccolta si sviluppa su una decina di settimane e che la capacità di trasformazione delle industrie del bacino è nota e definita. La raccomandazione è di non prevedere troppe superfici a pomodoro come secondo prodotto rischiando di arrivare a fine campagna in balia delle bizze del tempo con un capitale in campo”.