Emilia Romagna, contrassegni di Stato per i vini a denominazione d’origine

PIACENZA – Il Consorzio Igt Emilia ha deliberato l’applicazione dei contrassegni di Stato comunemente chiamati “fascette” per i vini a Identificazione Geografica Tipica “Emilia”.

Dopo alcune deroghe, il provvedimento entrerà in vigore il primo maggio coinvolgendo diverse aziende vitivinicole piacentine. Per condividere ragioni e modalità pratiche Confagricoltura Piacenza ha organizzato un incontro aperto a tutti gli interessati, in cui sono intervenuti il presidente del Consorzio IGT Emilia Davide Frascari e il direttore Giacomo Savorini.

“Il Consorzio di tutela della Igt Emilia ha deciso di utilizzare la fascetta anticontraffazione che viene applicata sui sistemi di chiusura dei recipienti in modo tale da impedirne la riutilizzazione. Le bottiglie di Emilia Igt saranno quindi caratterizzate da questa modalità di controllo e tracciabilità che integra e completa l’attività di controllo esercitata sul disciplinare di produzione – ha spiegato Frascari che ha precisato – si tratta di una decisione assunta soprattutto per esercitare maggior controllo su produzioni che vengono esportate in tutto il mondo in grandi volumi e per gestire alcune problematiche legate alla zona del Lambrusco”.

Già oggi le Igt (Identificazione Geografica Tipica) sono produzioni importanti, soprattutto l’Igt Emilia che porta in giro il nome di una regione conosciutissimo nel campo alimentare e anche in tutti i campi del vino.

“Con le fascette – ha spiegato Savorini – noi permettiamo un immediato controllo sugli scaffali di tutto il mondo, è una garanzia anche per chi produce. In Italia c’è solo un altro caso di Igt con fascetta, una piccola realtà nel beneventano, avevamo valutato l’introduzione di un Qr Code, che poteva essere di più immediata comunicazione, ma la normativa, di fatto, ha reso questa strada impossibile, a quel punto la scelta dei contrassegni di Stato è stata abbracciata convintamente”.

“Il nome “Emilia” è molto noto – ha sottolineato Stefano Pizzamiglio presidente della sezione Vitivinicola di Confagricoltura Piacenza – però è comunque il primo gradino della piramide delle produzioni d’origine. Decidere di far portare una fascetta a un vino Igt quando una Doc, che è un gradino sopra, non ce l’ha potrebbe portare confusione anche a livello di comunicazione. Non secondariamente – ha proseguito – si pongono questioni gestionali, soprattutto per le piccole aziende che devono dotarsi di tutte le attrezzature necessarie”.

“Mi rendo conto – ha replicato Savorini – che per le piccole cantine può rappresentare un appesantimento burocratico, ma dal punto di vista commerciale è una garanzia immediatamente riscontrabile dal consumatore e dunque l’aspetto della valorizzazione è funzionale anche per le produzioni più di nicchia come possono essere quelle del territorio piacentino”.

“Non ci saranno ulteriori proroghe o deroghe – hanno precisato i dirigenti del Consorzio – tutte le bottiglie a Denominazione di Origine Geografica Tipica “Emilia” che saranno confezionate dopo il 30 aprile dovranno essere munite di fascetta. Il vino imbottigliato entro il 30 aprile, anche se commercializzato successivamente, potrà esserne sprovvisto”.

Rispondendo alle richieste dei produttori intervenuti gli esperti hanno precisato che l’apposizione delle fascette riguarda il regime dei controlli, non i disciplinari produttivi. “Il provvedimento ha però anche una valenza commerciale, seppur indiretta, in quanto elemento distintivo di qualità controllata” – hanno considerato Stefano Pizzamiglio, che è anche vicepresidente del Consorzio Vini Doc Colli Piacentini, insieme al presidente Marco Profumo, anch’egli presente all’incontro.

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