Olio di girasole: innovazione e sostenibilità per rafforzare il settore

ROMA – Accrescere la produzione di olio di girasole, puntando su qualità, sostenibilità e tracciabilità, in linea con la domanda dei consumatori.

A suggerirlo sono i numeri del settore, che secondo ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia aderente a Federalimentare e Confindustria, sono molto promettenti, in Italia e sul mercato mondiale.

“Non possiamo contare sui grandi quantitativi di semi dell’Europa dell’Est– spiega Carlo Tampieri, presidente del Gruppo Oli da semi dell’Associazione – le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno inciso sul quadro economico generale, oltre che sulle aziende. Tuttavia, i dati di consumo confermano il momento positivo del comparto, che ha ancora grandi potenzialità di sviluppo”. A dargli ragione è il quadro delineato di recente dal report annuale di “Girasole.net”, il progetto web che coinvolge l’intera filiera e promuove l’agricoltura sostenibile e di precisione.

 

Secondo le ultime rilevazioni, la produzione mondiale di semi di girasole si è attestata sui 56 milioni di tonnellate e vede ai primi posti Russia e Ucraina. Quella italiana è pari a 293mila tonnellate di semi, le regioni più vocate sono le Marche, che rappresentano il 31,7% del territorio coltivato a girasole, seguite da Toscana (19%), Umbria (13,95%) ed Emilia-Romagna (13,71). A prevalere è il girasole altoleico, varietà della pianta con un contenuto di acido oleico più alto rispetto a quella convenzionale.

 

Lo scorso anno, l’industria italiana ha prodotto 164mila tonnellate di olio di girasole, in aumento rispetto alla media nazionale, che di norma si aggira sulle 150mila tonnellate, ma ancora insufficienti rispetto alla domanda.  Il mercato ne chiede sempre di più: per il 2025, le previsioni di consumo in Italia parlano di 791mila tonnellate, pari ad un incremento del 2,3%. Il seme di girasole, infatti, ha un ruolo fondamentale in numerosi filoni produttivi, che vanno dall’olio, impiegato dall’industria alimentare e in ambito bakery, alle farine per uso zootecnico e alle oleine, fondamentali per l’industria oleochimica ed energetica. Per rispondere al fabbisogno attuale, l’industria deve ricorrere all’import, che in media raggiunge le 600mila tonnellate di olio.

Le aziende produttrici, inoltre, sono un esempio di economia circolare. “Il nostro è un modello di sostenibilità – aggiunge il presidente Tampieri – dagli scarti, si ottiene energia ‘verde’, sia per l’autoconsumo sia per la rete elettrica esterna mentre l’acqua viene utilizzata per il raffreddamento degli impianti, evitando di attingere ad una risorsa primaria”. Un aspetto che i consumatori considerano essenziale, insieme a qualità e tracciabilità.  Un contributo di forte impatto arriverà dal ricorso all’intelligenza artificiale, in particolare nella definizione dei piani colturali, della gestione efficiente del suolo e nella semplificazione burocratica.

“L’IA può aprirci nuove strade – osserva il presidente del Gruppo oli da semi di ASSITOL – A nostro avviso diventa necessario l’impegno di tutta la filiera, dal campo alla fabbrica, con l’obiettivo di un utilizzo razionale delle risorse, di un minor impatto ambientale e migliori rese. In questo modo sapremo costruire un sistema capace di contrastare il cambiamento climatico, che già oggi pesa sul futuro del nostro agroalimentare”.

 

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