RAVENNA – Situazione drammatica per l’agricoltura romagnola: le alluvioni e le piogge persistenti stanno mettendo a dura prova le colture autunno-vernine e primaverili.
Le aziende agricole e agromeccaniche stanno affrontando sfide senza precedenti, con terreni saturi d’acqua e difficoltà operative.
I segni di una campagna sofferente sono evidenti già dall’auto. Per avere conferma basta mettere un piede in campo stando attenti a non sprofondare. Nei cereali autunno vernini il persistere delle piogge non ha consentito il regolare sviluppo della coltura, a partire dall’apparato radicale. Roberto Scozzoli, direttore di Apimai e di Uncai, sottolinea: “Il contesto fa sì che le associazioni di contoterzisti Apimai Ravenna, Apimaie Bologna, insieme all’Unione Nazionale Contoterzisti (UNCAI), chiedano a gran voce il riconoscimento già adesso di uno stato di crisi per agricoltori e agromeccanici”.
Su molte aree della pianura romagnola i frumenti sono asfittici, di color giallo, con gravi e diffuse falanze, vale a dire aree non produttive all’interno di un appezzamento a causa della morte delle piante, malattie, parassiti o condizioni del terreno sfavorevoli. “Ricordiamoci che l’alluvione, con o senza i prodotti di risulta limosi dei fiumi, ha arrecato danni alla struttura del terreno che se ne notano ancora gli effetti con uno scarsissimo drenaggio in profondità dell’acqua meteorica”, osserva Roberto Scozzoli.
I terreni sono al massimo del loro stato di saturazione tanto che i mezzi agricoli non riescono ad entrare in campo, proibendo le stagionali operazioni di concimazione e difesa facendo apparire le colture gialle e stentate.
La situazione nei terreni posti a sud della provincia di Ravenna è ancora più grave. Mauro Biondi, imprenditore agricolo , aggiunge: “Dove si è depositato il limo e, in alcune parti, il sale delle saline di Cervia i terreni ne hanno risentito maggiormente perché ormai si è persa totalmente la struttura, e da un punto di vista di ripresa produttiva serviranno dai tre ai cinque anni prima che si ripristini totalmente”.
Se lo stato dell’arte delle colture autunno vernine è drammatico, sono compromesse anche quelle primaverili, tant’è vero che molte di esse devono essere ancora seminate o trapiantate. Prime fra tutte le bietole portaseme, una delle eccellenze e vocazioni della Romagna e del Ravennate. Non solo. “Stiamo riscontrando gli stessi problemi anche nei terreni destinati alle colture orticole come pomodoro, cipolla e patate. I terreni dovevano essere già preparati, pronti per essere seminati o trapiantati. Ovvio che tutto questo ritardo nelle operazioni colturali fa presagire una minor produzione e un minor incasso sia per le aziende agromeccaniche sia per quelle agricole”, aggiunge Scozzoli.
Per provare a rimediare alcune aziende del ravennate stanno sperimentando la semina e la concimazione delle colture con i droni. Ma si tratta di un opzione e un servizio agromeccanico ancora di nicchia e non disponibile per tutti. Ad una attenta visone, in campo c’è un evidente e stentato accestimento delle piante con poche promesse di culmi secondari produttivi che fa presagire una scarsa produzione ai limiti della convenienza economica della raccolta.
“I dati in nostro possesso parlano chiaro”, prosegue Roberto Scozzoli. “Oggi stimiamo con buona approssimazione che l’annata in corso porterà pochi frutti e vedendo le previsioni dei prossimi giorni dobbiamo fare qualche conto, anche in termini economici. Tanto più che, fra qualche mese, verranno riattivati i mutui e i finanziamenti interrotti a causa dell’alluvione, così che agricoltori e agromeccanici si troveranno nella difficoltà di dover onorare tali debiti a fronte di ridotte entrate”.
L’associazione Apimai, che raggruppa Agromeccanici ed Agricoltori di Ravenna e Bologna, chiede quindi alle istituzioni di prevedere delle forme di intervento che ammortizzino la situazione e permettano la sopravvivenza delle aziende già vessate da enti catastrofici e annate agrarie poco redditizie.
“Alla devastante alluvione del 2023 è seguito un 2024 poco remunerativo in termini redditizi e con altre due alluvioni. Il 2025 è iniziato con pochissime aspettative produttive. Per questo lanciamo già un grido di allarme a tutela di tutti gli operatori che gravitano in agricoltura”, afferma Scozzoli che conclude: “La situazione nei campi romagnoli è grave. Chiediamo il riconoscimento di uno stato di crisi, affinché si possano attuare misure straordinarie di sostegno. Se non si interviene rapidamente, il futuro dell’agricoltura romagnola potrebbe essere compromesso, con gravi ripercussioni economiche e sociali per l’intera comunità. È il momento di agire e di supportare chi lavora ogni giorno per garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità del nostro territorio”.