Mattarella: Agricoltura resta nevralgica e garantita in Europa, con Italia protagonista

ROMA – L’Italia, più di ogni altro Paese dell’Unione, ha un numero alto di prodotti con queste protezioni, dimostrando – questo – la grande qualità della nostra agricoltura.

A sottolinearlo è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in apertura di Agricoltura E’, rispondendo alle domande dei giovani studenti.

Domanda: Buongiorno, signor Presidente. Con il Trattato del 1957 sulla Comunità economica europea viene formalmente istituita la Politica Agricola Comune. Sarà un caposaldo delle politiche europee. Anzi un motore della costruzione comunitaria. E lo è tuttora, vista l’importanza che occupa nel bilancio dell’Unione. Nel frattempo, nell’arco dei decenni, l’agricoltura in Europa si è trasformata, è cambiato il suo ruolo e il suo peso nelle economie e nelle società, restando cruciale per la sicurezza (degli alimenti e non solo), le potenzialità di sviluppo e la qualità della vita degli europei. Lei ritiene che l’Europa possa essere ancora di supporto agli operatori agricoli in questa stagione così tempestosa?

Ti ringrazio innanzitutto per avere parlato della Politica Agricola Comune con il nome per esteso, e non con l’acronimo PAC, come abitualmente si fa – ha risposto Mattarella.

Qui, col permesso del Ministro, esco fuori tema rispetto al tema dell’agricoltura.

Siamo sommersi dagli acronimi. Nel web, sulla stampa, nei documenti, anche quelli che ricevo. Sono infarciti di acronimi. È come un linguaggio per iniziati, che esclude chi non è consapevole.

In fondo, ragazzi, riflette quello che sta avvenendo anche con i telefonini, con i messaggi telefonici, in cui le parole vengono contratte; si riducono ad alcune lettere, vengono quasi simboleggiate. Cioè, si contrae il modo di esprimersi, per brevità, per guadagnare tempo.

Ma quello che vorrei dire – uscendo dal tema della giornata – è che il pensiero si esprime con la parola.  E se le parole si contraggono e perdono compiutezza espressiva, il pensiero non riesce più a esprimersi adeguatamente.

Quindi bisogna stare attenti. Sono indispensabili acronimi e messaggi brevi. Ma mai perdendo di vista quanto sia importante esprimersi in maniera compiuta.

L’agricoltura è sempre stata protagonista nella vita dell’integrazione europea. Lo è già nel Trattato. All’articolo 3 – all’inizio del Trattato, nei primi articoli – si parla della Politica agricola comune. E poi ve ne è un altro, che è l’articolo 39, che parla dei traguardi da raggiungere. Parla della qualità dei prodotti, del tenore di vita di chi in agricoltura vive, della capacità di approvvigionamento, di prezzi ragionevoli per il consumatore, della tutela del mondo agricolo nel suo complesso, cioè. Questo ha fatto sì che nascesse – come abbiamo visto – la Politica agricola comune, che ha avuto grandi risultati, successi importanti.

Abbiamo visto una crescita costante dell’agricoltura in Europa.

Per l’Italia il bilancio è altamente positivo. Per i mercati in cui siamo entrati, per la qualità dei prodotti che inviamo, per le filiere agroalimentari che sono diventate produttrici di eccellenze mondiali.

Siamo il primo Paese dell’Unione come prodotti tutelati.

Vi sono centinaia di prodotti italiani che sono – vorrei evitare gli acronimi – di denominazione di origine protetta, di indice geografico protetto, di specialità tradizionali garantite.

L’Italia, più di ogni altro Paese dell’Unione, ha un numero alto di prodotti con queste protezioni, dimostrando – questo – la grande qualità della nostra agricoltura.

Quindi è abbastanza facile dire che l’agricoltura rimane nevralgica nell’Unione, e l’Unione la garantisce, come ha fatto in questi decenni. E quella italiana è protagonista.


FOTO: fonte Quirinale


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