Mattarella: ‘I dazi sono inaccettabili, penalizzano i prodotti di qualità. Ue ha forza per contrastarli’

ROMA – “I dazi ostacolano alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità, perché tutelano quelli di minor qualità. E questo per noi è davvero una cosa inaccettabile. Ma dovrebbe essere per tutti i Paesi del mondo inaccettabile”.

Lo ha sottolineato oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’inaugurazione di Agricoltura E’, a Roma fino al 26 marzo, rispondendo ad una domanda di uno studente sul palco di Piazza della Repubblica.

L’agricoltura italiana esprime rilevanti eccellenze, molto apprezzate dai consumatori internazionali. L’attuale spinta a porre dazi, a interrompere i processi di commercio internazionale, può avere dei riflessi negativi sull’export dei prodotti agricoli italiani?

La cooperazione – ha risposto Mattarella – , i mercati aperti, per noi corrispondono a due esigenze vitali che abbiamo: la prima è quella della pace, la seconda, quella dei nostri concreti interessi come Paese esportatore. Quindi, è facile dirlo – è abbastanza ovvio – ma è indispensabile ripeterlo, ribadirlo: i dazi creano ostacolo ai mercati. E ostacolano la libertà di commercio; come dire, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità, perché tutelano quelli di minor qualità. E questo per noi è davvero una cosa inaccettabile. Ma dovrebbe essere per tutti i Paesi del mondo inaccettabile.

Si è dato vita, in questi decenni passati, alla Organizzazione Mondiale del Commercio per indurre tutti i Paesi del mondo a commerciare in maniera leale, con regole rispettate. Non sempre vi si è riusciti – naturalmente – però, quell’organismo è riuscito a far sì che crescesse in maniera più corretta il mercato mondiale. Ha fatto crescere molti Paesi, li ha fatti migliorare.

Questo sistema, questa volontà di collaborazione su regole leali, è indispensabile.

Alle volte viene violato, e lo sappiamo. Vi sono Paesi che hanno un sovrappiù di produzione, che sorreggono per riversarlo sui mercati esteri. Ma questo non ha come risposta i dazi di chiusura, ha come risposta le regole da far rispettare e da migliorare come efficacia.

Un sistema di dazi e di chiusure creerebbe conseguenze fortemente negative anche per gli apparati produttivi interni. Pensiamo all’Italia: noi esportiamo il 40% del vino che produciamo; un terzo del riso che produciamo; importiamo la metà, il 50%, del grano che ci serve.

Quando si parla di guerre commerciali, spesso si mette l’accento sull’aggettivo “commerciali”; bisogna metterlo, invece, sul sostantivo “guerre”, perché sono guerre anche queste: di contrapposizione, che inducono poi a contrapposizioni sempre più dure e più pericolose.

Bisogna essere sereni, senza alimentare un eccesso di preoccupazione, perché l’Unione Europea – di cui facciamo saldamente parte – ha la dimensione, la consistenza, la forza per interloquire in maniera autorevole, con calma, ma con determinazione, per contrastare scelte di chiusura dei mercati e di applicazione dei dazi, così immotivati e così generali.

Il nostro apparato produttivo è strettamente interconnesso, integrato con gli apparati produttivi di altri grandi Paesi d’Europa. Questo fa dell’Europa un soggetto forte, autorevole sul piano economico. Quindi, la scelta è interloquire con autorevolezza, con calma – ripeto – ma anche con determinazione, perché si mantenga l’apertura dei mercati che è anche una garanzia di buona vita internazionale.

Vedete, l’Unione Europea, nel corso del tempo, ha stipulato accordi di apertura dei mercati con il Giappone, con il Canada, con l’America Latina con il Mercosur: sono tutti rapporti che, da un lato, consentono scambi commerciali vantaggiosi per entrambe le parti ma, soprattutto – e accanto a questo, che è importante, naturalmente, come interesse del nostro Paese e dell’Europa – creano una tessitura di collaborazioni, di rapporti di fiducia internazionale, che garantisce la pace.

Mercati contrapposti mettono in pericolo la fiducia tra i Paesi, la collaborazione internazionale. Mercati aperti, con commerci comuni, scambiati, creano rapporti di fiducia, di conoscenza; creano – appunto – questa tessitura di collaborazione che garantisce la pace.

Per questo la nostra posizione è chiarissima: per la pace nel mondo e per il vantaggio delle popolazioni occorre avere mercati aperti.

E questa è una regola di civiltà, che da tanto tempo è stata affermata.


Foto: fonte Quirinale


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