VERONA – Per un pugno di dollari (in più) i consumatori americani non tradiranno i vini italiani.
Timori, insomma, sicuramente, per i dazi al 20% di Trump. Ma nessun allarmismo ed una preoccupazione che però è bilanciata dal legame forte che i consumatori a stelle e strisce hanno per i vini italiani. Nell’attesa di una marcia indietro, almeno parziale da parte di Trump – magari attraverso i negoziati europei – i Consorzi del vino italiano studiano eventuali alternative per il mercato Usa. Ne abbiamo parlato nella prima giornata del Vinitaly con il Brunello di Montalcino, che esporta negli Usa il 31% della produzione; Conegliano Valdobbiadene (4%); del Chianti Classico (35% venduto negli Usa) e Sicilia (20%).
Ecco come è andata
Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio Brunello di Montalcino – “Continuo ad essere convinto che anche il problema dei dazi, i nostri produttori ed importatori lo risolveranno nel migliore dei modi; devono essere le diplomazie italiane ed europee che affrontano questo delicato argomento, parlando e facendo capire ai nostri amici statunitensi che il Brunello oggi come ieri e lo sarà anche nel futuro è il vino più amato dagli americani. Chi acquista Brunello continuerà ad acquistarlo, noi andremo incontro agli importatori, eventualmente dividendoci i dazi, per evitare di il costo, il prezzo del vino, ma andiamo avanti fiduciosi” ha detto il presidente Bindocci.
Diego Tomasi, direttore Consorzio Conegliano Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – “Il Conegliano Valdobbiadene è preoccupato ma ha dalla sua parte una esportazione negli Stati Uniti non così esposta, abbiamo circa 4 milioni di bottiglie equivalente a circa il 3-4% della nostra produzione. Quello che ci conforta è che questi 4 milioni di bottiglie sono dedicati alla ristorazione, enoteca, e negozi specializzati, quindi un pubblico alto spendente e che conosce il nostro Conegliano Valdobbiadene, per un pubblico che non sarà timoroso di spendere 3-4-5 dollari i più dovuti ai dazi. Per cui non è una grandissima esposizione, un pubblico affezionato, soprattutto un pubblico italiano che cerca la casa madre attraverso il Conegliano Valdobbiadene; per cui siamo preoccupati ma non così tanto. Ci fa riflettere però che noi credevamo molto nel mercato Usa per il futuro: anche nel 2024 abbiamo investito, tanto è vero che abbiamo accresciuto le vendite di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Questa situazione rallenta l’entusiasmo, studieremo, ma non siamo preoccupati di perdere totalmente il mercato” ha detto il direttore Tomasi.
Carlotta Gori, direttore Consorzio Chianti Classico – “Siamo rimasti colpiti da questa imposizione – ha sottolineato Gori ad agricultura.it -, e per il vino impatterà sulla bilancia commerciale delle nostre aziende, ma quello che ci allarma è anche uno stato di turbativa del mercato internazionale che sicuramente avrà dei riflessi. Siamo convinti che il Chianti Classico, ma il vino italiano in generale, è posizionato sul mercato americano in maniera stabile e molto forte, e non sarà facile che il consumatore americano abbandoni il vino italiano per convertirsi ad altri prodotti. Il Chianti Classico è un vino che sta in una fascia di mercato importante, solida, siamo convinti che anche questa turbativa non riuscirà a scalfire la fedeltà del consumatore al nostro Gallo Nero” ha concluso Carlotta Gori.
Antonio Rallo, presidente Consorzio di tutela vini DOC Sicilia – “Il mercato degli Stati Uniti è molto importante per la Doc Sicilia e per la produzione siciliana, vale il 20% del nostro export – ha spiegato Rallo -. Siamo fiduciosi e certi che – queste misure avendo colpito i vini importati da tutti i paesi del mondo – la nostra forza contrattuale ci aiuterà a superare questi momenti di difficoltà. La qualità dei vini siciliani è sempre più apprezzata, negli ultimi anni grazie anche alle nostre campagne e al ritorno di tanti turisti americani nella nostra isola. Continueremo ad investire nell’immagine dei nostri vini rafforzando il valore che hanno le nostre produzioni e siamo sicuri che riusciremo a mantenere le esportazioni negli Stati Uniti” ha detto il presidente Rallo.