ROMA – La spesa per l’energia, le materie prime e la logistica fa impennare i costi di produzione e costringe a continui ritocchi sul prezzo finale dei prodotti: ad oggi i listini risultano già aumentati fra il 10 e il 15%. L’industria italiana di settore rischia di perdere consistenti quote di mercato, a vantaggio di Paesi come Cina, India e Turchia che vedono invariato il costo dei fattori produttivi, soprattutto energetici, e che attuano politiche di prezzo sempre più aggressive. Il Presidente di Federunacoma, Alessandro Malavolti chiede al futuro Governo di affrontare l’emergenza in modo “sistemico”.
L’industria dei trattori, dei mezzi agricoli e della relativa componentistica – un settore di punta della meccanica italiana, con un fatturato annuo superiore ai 13 miliardi di euro – rischia di uscire dal mercato secondo le stime di Federunacoma. I prezzi di vendita al pubblico stanno infatti salendo oltre ogni previsione a causa dell’aumento dei costi di produzione, particolarmente oneroso per un comparto che ha processi di lavorazione energivori, che utilizza in larga misura materiali ferrosi, plastiche e semiconduttori, e che è gravato da spese di trasporto e stoccaggio cresciute in modo imponente da due anni e mezzo a questa parte.
Negli ultimi sei mesi – spiega la Federazione italiana dei costruttori di macchine agricole FederUnacoma – il prezzo cumulativo delle varie fonti energetiche è cresciuto del 110%, e la voce energia, che prima dell’emergenza Covid incideva nella misura del 3,9% sul totale dei costi di produzione, potrebbe salire fino al 10,2% a fine anno (stima di Confindustria sulla base dei valori medi di agosto). Sul fronte dei materiali, il prezzo complessivo degli acciai a caldo, degli acciai legati e della ghisa è cresciuto in un anno fra il 30 e il 40%, mentre quello delle plastiche è aumentato fra il 20 e il 30%. A queste voci di costo si aggiunge quella relativa ai trasporti, che risulta quattro volte superiore rispetto al dato pre-Covid. “Nella prima metà dell’anno – spiega Alessandro Malavolti, Presidente di FederUnacoma – le nostre imprese sono riuscite ad assorbire l’aumento dei costi senza particolari rincari sul prezzo finale dei prodotti, in parte attingendo alle forniture precedentemente immagazzinate in parte riducendo i propri utili; ma il perdurare dell’emergenza non lascia più margini e costringe molte imprese ad aggiornare i propri listini, con effetti sul mercato distorsivi e pericolosi”.
Nel segmento delle trattrici si stimano già ora incrementi di prezzo intorno al 15% rispetto all’anno scorso, nel segmento delle attrezzature i listini crescono in media del 10% e in quello della componentistica del 10-12%. “L’aumento dei listini raffredda il mercato proprio nel momento in cui la domanda di macchinario agricolo è in crescita a livello globale – sostiene Malavolti – e favorisce oltremodo quei Paesi come la Cina, l’India o la Turchia nei quali la quotazione dell’energia è rimasta sostanzialmente invariata, mantenendo bassi i costi di produzione e consentendo politiche di marketing particolarmente aggressive. “L’incertezza politica che attualmente grava sul nostro Paese non consente di fronteggiare l’emergenza con la necessaria efficacia – conclude Malavolti – ed anche dopo le elezioni non sarà facile mettere in atto, in tempi rapidi, una strategia che sostenga il settore in modo ‘sistemico’, cioè tenendo conto di tutte le variabili (energia, materie prime, trasporto, stoccaggio, prezzo finale, concorrenza estera, ulteriore aumento dei prezzi delle forniture) che influenzano il settore in modo sempre più allarmante”.