ROMA – L’olivicoltura del futuro è già iniziata, grazie al progetto internazionale GEN4OLIVE che mira a protocolli comuni per caratterizzare la resilienza di diversi genotipi dell’olivo alle condizioni climatiche estreme, testare la resistenza ai parassiti e definire metodiche riproducibili per l’analisi della qualità dell’olio di oliva delle varietà delle collezioni. Uno sforzo che coinvolge 16 enti di ricerca e Università fra Europa, Turchia e Marocco. In particolare, il CREA, con il suo Centro di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (CREA OFA), è uno dei due partner italiani che contribuirà a selezionare oltre 300 genotipi di olivo per valutare la resistenza e la tolleranza a Xylella fastidiosa, ampliando la scelta varietale. Ed è proprio al CREA di Rende che si sta svolgendo in questi giorni il meeting internazionale di progetto.
Il contesto di partenza dello studio del Crea sono i cambiamenti climatici e le malattie emergenti minacciano la produzione olivicola mondiale. Le risorse genetiche dell’olivo esistenti potrebbero offrire risposte e soluzioni ai cambiamenti climatici, ma rimangono non sfruttate a causa del limitato sviluppo delle attività di pre-breeding e della mancanza di collaborazione tra le banche del germoplasma, gli olivicoltori e i vivaisti. Sebbene il germoplasma olivicolo sia molto ricco e diversificato, solo il 5 % delle varietà di olivo presenti nel mondo viene sfruttato commercialmente. Pertanto, le risorse genetiche dell’olivo rimangono non utilizzate e vengono semplicemente conservate nelle banche del germoplasma. Le varietà di olivo delle collezioni internazionali non possono rimanere “dormienti”, ma devono essere valorizzate da azioni specifiche che le aiutino a diventare attive, esplorabili e trasferibili agli utenti finali.
Obiettivo generale del progetto Il progetto, iniziato nel 2020, si concluderà nel 2024 e mira a promuovere e valorizzare le risorse genetiche dell’olivo, mettendole a disposizione di breeder e agricoltori. Le azioni condotte e i risultati ottenuti Al fine di descrivere e caratterizzare sotto il profilo morfologico, biologico ed agronomico più di 300 varietà presenti nelle 5 banche di germoplasma e almeno 200 accessioni selvatiche come nuove fonti di risorse genetiche, durante il primo anno di progetto sono stati messi a punto dei protocolli comuni. Siamo, ad oggi, al secondo anno di applicazione. Si stanno rilevando le fasi fenologiche relative alla biologia fiorale e alla maturazione di queste varietà, lo stato produttivo, la suscettibilità varietale alla mosca e ai principali patogeni dell’olivo, il profilo compositivo dell’olio in relazione all’epoca di maturazione, la resistenza al distacco delle drupe e la resa.
Il contributo del CREA Il Centro Olivicoltura, Frutticoltura Agrumicoltura, sede di Rende, sta realizzando una collezione internazionale presso l’azienda sperimentale CREA in Monteroni di Lecce, per la valutazione della suscettibilità varietale a Xylella fastidiosa. I dati morfologici raccolti per almeno 3 anni serviranno ad ottenere i migliori genitori per l’avvio di programmi di miglioramento genetico e per la selezione varietale di genotipi caratterizzati da tratti agronomici più idonei alla coltivazione in condizioni di cambiamento climatico.
Il progetto prevede anche lo sviluppo di marcatori molecolari per la caratterizzazione genetica delle varietà e delle accessioni, da impiegare anche per processi di selezione di nuovi materiali genetici. Per poter rendere facilmente fruibili le risorse genetiche agli olivicoltori, si sta sviluppando una app per il riconoscimento varietale basata sull’endocarpo (nocciolo) del frutto.
Breeder e produttori, inoltre, sono stati attivamente coinvolti attraverso una prima call per la realizzazione di progetti mirati. Mentre una seconda call sarà avviata nei prossimi mesi.
Le ricadute Le varietà selezionate e le nuove varietà permetteranno ai produttori di ottenere una riduzione dei costi ed un minore impatto ambientale: avranno a disposizione, infatti, risorse genetiche di olivo più idonee a contrastare e mitigare i cambiamenti climatici in atto e più tolleranti agli stress biotici, mantenendo però elevata la produttività e il valore salutistico degli oli corrispondenti.