ROMA – Si è aperto oggi, alla presenza di oltre 700 delegati e 150 ospiti tra rappresentanti del mondo sindacale, delle rappresentanze agricole, alimentari, artigiane e della pesca, il VII Congresso nazionale Uila “Non lasciare nessuno indietro: l’impronta del nostro lavoro”, in corso fino a venerdì presso il Salone delle Fontane, a Roma.
Ai lavori, presieduti dalla segretaria nazionale Uila Enrica Mammucari e conclusi da Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, sono intervenuti Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Pasquale Tridico, presidente Inps, Bruno Giordano, direttore Ispettorato nazionale del lavoro, Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Cristiano Fini, presidente Cia-Agricoltori Italiani, Franco Verrascina, presidente Copagri, Giampaolo Buonfiglio, co-presidente Alleanza cooperative italiane agroalimentare, Giorgio Piazza, presidente Enpaia.
Di seguito le principali proposte, e anche i no indispensabili per la prossima legislatura, contenute nella relazione introduttiva del segretario generale Uila Stefano Mantegazza .
Il PNRR è per noi l’occasione del secolo: 40 miliardi all’anno per 5 anni da investire nell’economia reale per la transizione ecologica, la trasformazione digitale, la banda larga, la mobilità sostenibile.
Chiediamo al futuro Governo e alla maggioranza appena eletta di proseguire sulla strada delle riforme concordate con l’Unione. È l’unico modo per creare più posti di lavoro per i giovani, aumentare le retribuzioni, rilanciare il nostro sistema industriale ed estendere e rafforzare i servizi sociali per tutti, affinché “nessuno resti indietro”.
Promuovere le start-up Agrifood
L’Italia è al 4° posto in Europa per numero di start-up Agri & food tech, ma solo al 10° per capitali raccolti. In sostanza ci sono gli imprenditori e le tecnologie, per un salto nel futuro, ma mancano gli investitori. Chiediamo ad ENPAIA, l’ente Bilaterale per eccellenza del settore agricolo di contribuire a finanziare le opportunità migliori.
La PAC e la condizionalità sociale
L’Italia deve ancora inviare a Bruxelles il Piano strategico nazionale per l’attuazione della Politica agricola comune (PAC) che entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio 2023. Chiediamo, in particolare che sia applicata, a partire da quella data come già promesso dal governo in carica, la clausola sulla condizionalità sociale che ridurrà gli aiuti europei alle aziende condannate per il mancato rispetto di contratti e delle leggi sociali.
Uno “shock fiscale” per favorire la transizione ecologica delle zone agricole
il settore primario custodisce e preserva l’ambiente e la biodiversità. Per questo riteniamo indispensabile sostenerlo, nel processo verso la transizione ecologica, con uno “shock fiscale” che preveda l’azzeramento, per dieci anni, della tassazione a carico di imprese e persone che decidano di impegnarsi, con il proprio patrimonio e il loro lavoro, nelle comunità rurali delle zone interne e collinari del Paese, anche come parti sociali.
No alla decrescita infelice, no alla riduzione dei pesticidi, al cibo sintetico e al Nutriscore.
Le energie rinnovabili
L’Italia deve chiedere all’Unione europea un PNRR energetico specifico che dia un forte impulso agli investimenti per la diversificazione delle fonti energetiche e a sostegno di tutte le rinnovabili, interventi a sostegno delle famiglie (Sure)
Chiediamo, inoltre, la liberalizzazione immediata, nel nostro paese, dell’energia verde e il superamento dei vincoli esistenti all’uso delle fonti rinnovabili e al perseguimento dell’efficienza energetica. Raddoppiare la produzione di energia rinnovabile entro il 2030 significa, oltretutto, creare 500 mila nuovi posti di lavoro.
Occorre puntare sulle Comunità energetiche, esempio virtuoso di un nuovo protagonismo sociale in grado di produrre energia pulita a “Km 0”, sbloccando i decreti attuativi e emanando il Bando del PNRR per i Comuni sotto i 5000 abitanti.
Gestione delle acque e difesa idrogeologica
In Italia piove sempre meno e negli ultimi 50 anni abbiamo perso la disponibilità di 5 miliardi di metri cubi di acqua, senza che sia mai stato investito un soldo per affrontare il tema dell’emergenza idrica. Chiediamo che vengano utilizzati al meglio i 4 miliardi di euro che arriveranno dal PNRR, realizzando un piano di invasi che aumenti la capacità di riserva idrica, oggi all’11%, renda più efficiente una rete che perde il 50% dell’acqua che trasporta, rafforzi le buone pratiche agricole nella gestione della risorsa idrica, riutilizzare le acque reflue. Per quanto riguarda la difesa del territorio occorre investire nella prevenzione e puntare a una gestione unica, ordinaria ed efficace del contrasto al dissesto idro-geologico, di cui il paese è sempre più vittima.
Il miglior utilizzo del bosco
Boschi e foreste coprono quasi il 40% del territorio italiano e per la prima volta negli ultimi anni hanno superato la superficie dedicata ad attività agricole. Allo stesso tempo siamo uno dei principali importatori mondiali di prodotti legnosi, anche per la produzione di energia da biomasse.
La Uila propone di avviare, superando un atteggiamento “pigro” di conservazione dell’esistente che rasenta l’abbandono, una politica pro-attiva che faccia leva sulla multifunzionalità del bosco e dell’agricoltura, basato su una gestione sostenibile e che accresca l’occupazione. Insieme a Fai e Flai, abbiamo 9 proposte di lavoro per aprire subito dopo il confronto con le Regioni.
Migliorare l’assegno unico familiare, definire con le imprese modello organizzativi capaci di istituire gli agri-nido e gli agri-asili
Per i territori agricoli, soprattutto quelli più interni è importante l’istituzione di agri-nido e di agri-asilo e un’offerta di trasporto adeguata che garantisca la effettiva fruibilità del servizio.
I lavoratori migranti
Il tasso di natalità in Italia è tra i più bassi in Europa e, negli ultimi 10 anni, 350.000 nostri giovani concittadini sono emigrati all’estero. Nel 2030, nel nostro paese, mancheranno 2 milioni di persone in età da lavoro. Questo “inverno demografico” si supera solo se aumenteremo gli ingressi degli stranieri nel nostro paese. È necessario un quadro normativo che favorisca la regolarizzazione e l’occupazione di un maggior numero di migranti e che inviti anche gli italiani a non andarsene dal paese.
Gli Enti Bilaterali (EBAT)
Chiediamo una legge di sostegno affinché la rete degli Enti bilaterali agricoli presenti e attivi su tutto il territorio, sia lo strumento operativo dell’incontro tra domanda-offerta di lavoro, con una piattaforma informatica a cui possano accedere imprese e lavoratori.
Aziende senza terra
Dobbiamo rendere più trasparenti le forme di esternalizzazione del lavoro attraverso l’istituzione, presso l’Inps, di un apposito registro delle imprese non agricole che svolgono servizi conto terzi in agricoltura mediante contratti di appalto ad alta intensità di manodopera. L’iscrizione deve ricomprendere la disponibilità a una polizza fideiussoria per le obbligazioni retributive, contributive e fiscali in modo tale che sia garantita ai lavoratori e ai committenti la serietà e l’affidabilità delle imprese.
Legge 199/2016
La Uila e il sindacato sono stati protagonisti dell’ideazione e predisposizione della legge 199/2016 e ne siamo orgogliosi perché ha dato buoni frutti sul fronte dei controlli e dell’emersione del lavoro.
Al contrario, la parte di questa legge che mira a costruire forme più avanzate di incrocio tra domanda e offerta di lavoro e un adeguato sistema di trasporti, non mostra risultati altrettanto lusinghieri. Per questo proponiamo di coinvolgere gli Enti bilaterali nelle sezioni territoriali della Rete del lavoro di qualità previste dalla legge 199 e chiediamo anche di cambiare le modalità di iscrizione alla Rete e l’introduzione di un Marchio etico, da utilizzare anche a fini commerciali, per le aziende che assumeranno manodopera attraverso la rete e nel rispetto dei contratti.
La formazione
Occorre innovare, sia in agricoltura che nell’alimentare, i percorsi formativi. Proponiamo al sistema imprenditoriale di definire insieme “un patto delle competenze” che nasca dalla pianificazione da parte delle imprese degli interventi formativi necessari per il personale in essere e quello da assumere. Scuole superiori, ITS, università, centri di ricerca sono il tessuto vitale intorno al quale costruire questo percorso.
Favorire un’occupazione stabile, salute e sicurezza
Sì al reddito di cittadinanza, sì al salario minimo, sì alla riduzione del cuneo contributivo, sì alla detassazione degli incentivi salariali, sì ad una fiscalità progressiva.
Pensioni
Proponiamo una riforma che si basi su tre pilastri: permettere a tutti coloro che hanno 62 anni di età o 41 anni di contributi di uscire dal mercato del lavoro e accedere alla pensione (con il vincolo di non poter lavorare fino al raggiungimento del requisito del pensionamento di vecchiaia); l’introduzione di una “pensione contributiva di garanzia” che compensi la discontinuità di carriera dei giovani e garantisca loro una pensione dignitosa; il riconoscimento di 12 mesi di anticipo rispetto all’età legale per l’accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici per ogni figlio avuto o adottato.
Infine, vorremmo trasformare la pensione di cittadinanza in pensione di garanzia, fruibile dai 60 anni, svincolata dal nucleo familiare a fini dell’Isee, una sorta di trattamento minimo per affrontare la precarietà, vuoti e ritardi contributivi.