SASSARI – La situazione in tutti comparti zootecnici sardi è fallimentare. I pastori sardi si sentono ‘calpestati’, di fronte alla miopia della politica, costi energetici alle stelle, speculazioni e difficoltà ad ottenere le risorse del Psr. Insomma, è ora di tornare alla mobilitazione, come avvenuto tre anni e mezzo fa quando dettero vita ad una fragorosa protesta per il prezzo del latte.
Così il 12 ottobre – ore 10.30 – all’Hotel Anfora di Tramatza (Oristano) si svolgerà l’assemblea generale del settore agropastorale, come hanno annunciato i portavoce dei pastori sardi, Mario Carai, Fabio Pisu, Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Antonio Doa e Gianluigi Argiolas.
Ne abbiamo parlato con Gianuario Falchi, allevatore sassarese e portavoce dei pastori indipendenti.
Quali sono i motivi di questa assemblea Falchi?
L’assemblea del prossimo 12 ottobre sarà molto importante per il mondo agropastorale sardo; per decidere, tutti insieme, se sarà il momento di arrendersi oppure se dimostrare, di fronte all’indifferenza della politica e delle associazioni di categoria, che gli agricoltori ed i pastori sardi non ci stanno più ad essere calpestati.
Quali sono i problemi principali, qual è la situazione dei pastori sardi?
Ormai si sta imboccando una strada dove non si vede più una via d’uscita: i costi delle materie prime, dei carburanti, dell’energia elettrica sono triplicati in meno di un anno, e contemporaneamente assistiamo ad una speculazione senza precedenti.
La politica agricola comune (PAC) offriva tante opportunità che la Sardegna, purtroppo, non riuscirà a sfruttare a causa delle scelte scellerate della politica sia a livello nazionale che sarda. Nonostante le nostre rivendicazioni sollecitate ai vari livelli politici già da inizio dell’anno, spiace rilevare che ad oggi nulla è cambiato, nessuno ha mosso un dito per l’esclusione del comparto ovicaprino dall’ecoschema 1 a livello 2 (misura creata per gli allevamenti che effettuano il pascolamento estensivo tipico della Sardegna), l’incertezza nei comparti bovini e suini dove sempre per il suddetto ecoschema viene richiesta una certificazione SQNBA che allo stato attuale nessuno possiede.
Psr e Europa non vi vengono in ‘soccorso’?
Ricordo anche che l’Europa chiedeva una redistribuzione più equa delle risorse a vantaggio delle regioni che si trovano in una situazione di marginalità. Invece si continueranno ad avere maggiori risorse soltanto in alcune regioni con il valore dei titoli molto più cospicui rispetto a quelli della nostra terra. A tutto ciò si aggiunge un ulteriore danno nella distribuzione delle risorse del PSR dove la Sardegna si è vista decurtare le sue risorse di circa 115 milioni di euro.
Cosa chiedete in concreto, di cosa ha bisogno il settore in Sardegna, a partire da domattina?
La nostra terra ha bisogno di interventi strutturali che durino nel tempo per poter far crescere i nostri comparti. Le elemosine tanto pubblicizzate dalla nostra Regione di 7,30 euro a capo ovicaprino allevato (che tra l’altro ancora nessuno ha ricevuto) si sarebbero potute destinare ad altri interventi necessari per garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei territori se si fosse data maggior attenzione ai fondi europei che ci avrebbero potuto dare una boccata d’ossigeno per i prossimi cinque anni. Inoltre, la politica nazionale negli aiuti straordinari per gli svantaggi creati dal conflitto fra Russia e Ucraina, ha stanziato appena 11 milioni di euro per il comparto ovicaprino nazionale, poco più di un euro a capo, ed inoltre molti allevamenti di bovini sardi sempre per questo tipo di aiuti si sono visti negare il contributo per un’incongruenza del pagamento accoppiato (2021) di cui non si capiscono ancora le ragioni.
Insomma, sarà un incontro importante per tutta la pastorizia sarda
Con l’incontro in programma si deciderà come tutelare i nostri comparti, di primaria importanza per tutta l’economia sarda e non solo; per intraprendere le azioni da seguire per salvare le nostre attività. Auspichiamo la massima condivisione e partecipazione per fare sentire con forza le nostre ragioni e dare una svolta a quella che è la reale situazione attuale e alla miopia della politica.
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