Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Gianni Salvadori.
Come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua regione? Faccia un breve bilancio.
Anche nel 2010 abbiamo dovuto affrontare non poche emergenze come quella del crollo dei prezzi dei cereali, del mancato rispetto degli accordi fra produttori di pomodori e industria di trasformazione, la crisi di mercato del latte ovino. Queste emergenze si sono purtroppo sovrapposte ad una situazione già difficile per quasi tutte le produzioni toscane, vino e olio compreso, che soffrono soprattutto per la mancata ripresa dei consumi interni. Per non affrontare in modo sporadico e poco efficace questa congiuntura abbiamo messo in cantiere alcuni progetti strategici per uscire dalla crisi e cercare di risolvere alcuni punti di debolezza strutturali della nostra agricoltura e del nostro settore agroindustriale. Penso che il più rappresentativo sia quello relativo al finanziamento di progetti di filiera in cui concentreremo le risorse comunitarie del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 per incentivare concretamente la costruzione di rapporti imprenditoriali fra agricoltori, trasformatori e distributori. Da questa esperienza ci attendiamo una vera svolta per l’agricoltura toscana.
La Conferenza delle Regioni e Province autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali dalla prossima Politica Agricola Comune ?
La posizione delle Regioni e P.A. sulla PAC post 2013 riempie un vuoto evidente nello scenario italiano e cioè l’assenza del Governo nazionale nella discussione sia interna che con i partner europei sul PAC post 2013, tema che, non occorre ricordarlo, sarà di importanza vitale per il futuro della nostra agricoltura. Le Regioni e Province autonome hanno prodotto un documento molto articolato ribadendo questioni importanti come quella della necessità di una PAC forte, anche finanziariamente, come garanzia non solo di una produzione alimentare adeguata alle esigenze dei cittadini europei e mondiali (concetto della cosiddetta sicurezza alimentare) ma anche di sviluppo territoriale equilibrato e di difesa ambientale e paesaggistica. Abbiamo inoltre sottolineato la necessità di continuare ad articolare la PAC nei due pilastri che conosciamo oggi e cioè uno per il sostegno al reddito degli agricoltori e uno per la competitività delle aziende, rendendo però più netta la distinzione e più chiare e semplici le regole. Un altro punto che riteniamo fondamentale è che la ripartizione dei finanziamenti fra gli Stati membri tenga conto anche del lavoro e del reddito che produce nei vari contesti europei la stessa superficie di terreno, evitando pericolose e semplicistiche ripartizioni solo sulla base degli ettari coltivabili. Abbiamo ritenuto infine di proporre la concentrazione degli aiuti agli agricoltori attivi per evitare di disperdere finanziamenti preziosi. Le aspettative che come Toscana ci siamo dati sono quelle, in ultima analisi, di difendere il reddito degli agricoltori perché siamo consapevoli che se gli agricoltori non potranno ricavare dal loro lavoro un sostegno economico sufficiente non ci sarà altra soluzione che la morte delle aziende, l’abbandono dei terreni e la fine dell’ambiente rurale toscano.
Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella sua regione ?
Le criticità dell’agricoltura toscana non sono molto diverse da quelle delle altre regioni italiane: pochi giovani, aziende piccole, territori difficili da coltivare, scarsa propensione a fare sistema. Sono problemi strutturali e, in quanto tali, difficili da risolvere in breve tempo. In questi casi bisogna adottare una politica molto tenace e duratura mettendo in campo contemporaneamente azioni virtuose che esaltino al meglio i nostri punti di forza che per fortuna sono tanti. Innanzitutto un brand “Toscana” che ha un valore formidabile nel mondo ed è sinonimo del bel vivere, della regione in cui tutti vorrebbero abitare perché c’è l’arte, c’è il paesaggio, c’è solidarietà. Un grande contributo a questo brand è dato anche dalle nostre produzioni agroalimentari di qualità che hanno potenzialità di vendita molto forti in tutti i mercati internazionali. Un altro punto di forza è la capacità delle aziende agricole di volgersi verso altre attività molto adatte al contesto toscano come quella dell’ospitalità rurale intercettando nuove fasce di turisti interessati non solo alle grandi città d’arte ma anche ai paesaggi rurali, ai piccoli musei, agli ambienti naturali. Sempre sul fronte della diversificazione si stanno aprendo nuove e importanti opportunità offerte dalle energie alternative, alle attività sociali e assistenziali, alla commercio diretto e alla filiera corta.
Infine dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura della Toscana.
Darei un 7 come media fra il 5 della situazione che stiamo attraversando e il 9 delle potenzialità.
Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali