ROMA – L’agricoltura si conferma protagonista all’interno della filiera agro-alimentare, simbolo del Made in Italy, dove l’intera filiera contribuisce al 15% del fatturato globale dell’economia nazionale.
La crescita, rispetto al 2020, del fatturato complessivo dell’agro-alimentare, si deve alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%) e, soprattutto, dell’industria alimentare (+7,6%), in aumento anche rispetto ai livelli pre-pandemia (+2,5% sul 2019). Indiscusso anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020), di cui il primario e l’industria alimentare rappresentano quasi il 60% della produzione e il 69% di occupati (69%).
E’ quanto emerge dalla 75esima edizione dell’Annuario CREA dell’agricoltura italiana, presentato oggi a Roma.
“L’Annuario dell’Agricoltura Italiana – ha sottolineato Carlo Gaudio, presidente del CREA -, giunto alla sua LXXV edizione, dal 1947, analizza l’andamento e l’evoluzione del sistema agro-alimentare nazionale. Così come 75 anni fa il I° Volume rifletteva il momento straordinario affrontato dal Paese dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, allo stesso modo anche quest’ultimo, dedicato al 2021, restituisce un’immagine vitale dell’agricoltura nazionale, di fronte alle molte sfide di questo millennio. La sempre più pressante emergenza climatico-ambientale, l’uscita dalla pandemia, un nuovo conflitto bellico, l’emergere di nuove forme di povertà, ricollocano l’agricoltura e l’agro-alimentare al centro dell’interesse pubblico, del dibattito tecnico-scientifico e, quindi, dell’agenda politica mondiale”.
“Come ogni anno, da 75 anni, l’Annuario consolida tutti i dati e i trend dell’agricoltura italiana e rappresenta l’unica pubblicazione capace di descrivere con rigore e completezza la complessità del nostro sistema agroalimentare – ha dichiarato Stefano Vaccari, direttore generale del CREA -. Un Sistema che anche nel 2021 ha dimostrato straordinaria vitalità e che nel complesso fattura oltre 549 miliardi di euro. A livello europeo l’Italia agricola cresce, ma meno di altri Paesi e perde la Leadership del Valore aggiunto che deteneva da 8 anni. Rimane comunque elevata la capacità delle aziende agricole italiane di produrre valore: delle quattro maggiori agricolture europee, Francia, Italia, Germania e Spagna, un ettaro italiano continua a produrre più del doppio del Valore aggiunto di tutti gli altri Paesi. Straordinario rimane l’apporto delle attività connesse agricole, che con oltre 12,5 miliardi di euro nel 2021 si confermano strategiche per l’intera agricoltura nazionale, costituendo un quinto dell’intera produzione lorda vendibile italiana”.
Dal punto di vista strutturale, si segnala, da un lato, la massiccia fuoriuscita di aziende dal settore (-30%), in particolare di piccola e piccolissima dimensione: in calo quelle sotto un ettaro (rappresentano circa il 21% del totale nel 2020 contro l’oltre 30% del decennio precedente) mentre aumentano quelle da 50 ettari in su (dal 2,8% a oltre il 4,5%); dall’altro, invece, la crescita della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) media aziendale da 8 a 11 ettari (1,2 milioni ettari). (Dati 7° Censimento agricoltura 2020 ISTAT)
Sul fronte degli scambi con l’estero anche nel 2021 si conferma positivo il valore del saldo commerciale: le esportazioni superano per la prima volta il valore dei 50 miliardi di euro (+11,3%), di cui i prodotti del Made in Italy rappresentano più del 73% del totale (+9,5% sul 2020).
L’Italia continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP, che contano 316 prodotti agroalimentari e 526 vini, con risultati record in termini di valore della produzione e delle esportazioni, che hanno raggiunto rispettivamente gli 8 miliardi di euro (+9,7%) e la cifra record di 4,4 miliardi (+12,5%). Inclusi i vini, il valore supera i 19 miliardi di euro rappresentando il 21% sul fatturato dell’agro-alimentare nazionale.
Primato anche per il biologico con 2,2 milioni di ettari coltivati, che collocano l’Italia tra i primi paesi produttori in Europa: 17,4% della SAU nazionale a fronte del più contenuto 9,1% della media UE.
Dal punto di vista ambientale, le emissioni agricole rappresentano l’8,6% del totale delle emissioni nazionali (+4,2% rispetto al 2019), ma nel lungo periodo (1990-2020)si è registrata una diminuzione delle emissioni del settore superiore all’11%. Nel 2021, si segnala un aumento sia del numero degli impianti di biogas che dei metri cubi prodotti di biogas e biometano in Italia (circa 2 miliardi di standard metri cubi di biometano e oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole).
Stabile al 20% il peso delle attività di diversificazione dell’agricoltura sul valore della produzione con un contributo pari a 12.520 milioni di euro nel 2021, in netta ripresa dopo le grandi difficoltà legate alla pandemia. Le aziende diversificate sono circa il 5,7% del totale e l’attività più diffusa si conferma l’agriturismo (che interessa quasi il 38% delle aziende con attività connesse), seguita dal contoterzismo attivo (14,5% del totale delle aziende con attività connesse). La produzione di energia da fonti rinnovabili fa segnare una crescita del 200% delle aziende in dieci anni.
Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: poco superiore ai 12 miliardi di euro (+10,8% rispetto all’anno precedente). Dall’UE provengono i due terzi (67%) di questo sostegno, mentre i fondi nazionali coprono il 19% e quelli regionali il restante 14%.
L’evento è stato anche l’occasione per un primo commento ai dati di andamento del commercio agro-alimentare nei primi nove mesi del 2022 e per la presentazione della 35° edizione del volume L’agricoltura italiana conta 2022, che fotografa in un formato divulgativo e sintetico, i diversi fattori che definiscono il ruolo del settore primario in una economia avanzata.
“L’Annuario dell’Agricoltura italiana, il Rapporto sul commercio con l’estero e Itaconta sono le storiche pubblicazioni istituzionali del Centro CREA PB, – ha affermato Alessandra Pesce, direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia – emblemi di una tradizione di studio e analisi del settore agroalimentare che ha contribuito in maniera determinante al disegno delle politiche di sostegno al settore, come ha dimostrato anche il supporto dato alla recentissima elaborazione del Piano Strategico della PAC, il più consistente strumento di programmazione in favore della filiera agroalimentare, con una dotazione di oltre 37 miliardi di Euro in cinque anni. Il Centro Politiche e Bioeconomia si conferma così il motore della ricerca in campo economico e sociale i cui risultati trovano concreta e fattiva applicazione nei processi di sviluppo del sistema agroalimentare”.