Prezzi agricoli, nel 2010 cereali e lattiero caseari aumentati del 10%

Nel 2010 i prezzi agricoli hanno registrato un aumento del 3,7%. È quanto rileva l’Ismea sulla base dell’indice dei prezzi all’origine che si è attestato, nell’anno appena trascorso, su un valore medio di 112,9 (base 2000=100), tra i più elevati nel decennio, dopo il 114 del 2007 e il picco di 123 raggiunto nel 2008. Il bilancio positivo che il 2010 ha riservato ai mercati agricoli – spiega l’Istituto – è da ricondurre prevalentemente alla dinamica sostenuta dei prezzi dell’ultimo trimestre, con il solo mese di dicembre che fatto segnare un incremento dell’indice del 16,4% su base annua e del 6,5% mensile.

In aumento i prezzi di latte e derivati – Cereali e lattiero caseari sono i settori che hanno mostrato l’anno scorso le maggiori tensioni. I primi, in particolare, hanno spuntato in media un aumento del 10,2% rispetto al 2009. Una tendenza determinata dalla rivalutazione dei prezzi del frumento tenero (+21,8%), del granturco (+28,6%) e dell’orzo (+25,4%). Per il grano duro, al contrario, nonostante i forti recuperi della seconda parte dell’anno, l’indice si è mantenuto mediamente su livelli inferiori rispetto a un anno fa (– 9,8%). Negativo anche il dato dei risoni, con le quotazioni scese del  23,5% sul 2009. Per latte e derivati, che complessivamente hanno potuto beneficiare di una rivalutazione del 10%, spiccano le variazioni positive del burro (+30,7%) e dei formaggi, grazie soprattutto alle spinte del Parmigiano Reggiano (+25,2%) e del Grana Padano ( +14,9%). L’annata  ha chiuso invece con il segno meno per il Pecorino Romano, con il prezzo medio che ha accusato una flessione del 7,5% rispetto al 2009.  Riguardo agli altri comparti, le rilevazioni Ismea indicano aumenti medi annuali meno accentuati per tabacchi (+3,7%) e oli di oliva (+1,7%) a fronte di riduzioni per ortaggi (-1,2%) e colture industriali (-3,2%), nonostante il recupero dell’1,6% della soia. I prezzi della frutta e dei vini sono apparsi, invece, mediamente allineati ai livelli 2009.

I prezzi del bestiame vivo – Relativamente al bestiame vivo, che nel complesso ha accusato una caduta dei prezzi dello 0,9% rispetto al 2009, si rilevano aumenti contenuti per ovi-caprini (+1,8%), uova (+0,3%) e suini (+0,2%). Il più penalizzato, invece, tra i comparti zootecnici è stato quello degli avicunicoli, con il pollame in particolare che ha ceduto in media il 2,1% e i conigli in calo del 4,5%. Debole anche il mercato dei  bovini , che ha chiuso i 12 mesi con una flessione delle quotazioni dello 0,9%.

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