RAVENNA – “La strategia di AIFE/Filiera Italiana Foraggi è quella di valorizzare nei mercati mondiali l’intera filiera agrozootecnica. Per questo abbiamo la necessità di avere un sistema economico internazionale dove non vi siano muri né mercati selvaggi, ma regole certe per poter valorizzare gli standard di qualità del nostro sistema produttivo.
È questa la ragione che ha spinto AIFE/Filiera Italiana Foraggi ad aderire alla proposta avanzata da autorevoli economisti mondiali, pubblicata nei giorni scorsi dal Financial Times, dove vengono individuate le condizioni economiche che andrebbero perseguite per promuovere la pace nei crescenti conflitti fra cui quello russo-ucraino”.
Così Gian Luca Bagnara, presidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi, spiega il motivo alla base di questa decisione frutto di una profonda riflessione sul testo del documento in questione.
“Le tensioni militari sono crescenti a livello globale – puntualizza Bagnara – e credo siano la conseguenza delle contraddizioni di un sistema economico mondiale deregolamentato che di fatto ha reso le pressioni geopolitiche estremamente più acute. Il documento che ho firmato a nome di AIFE/Filiera Italiana Foraggi, e che raccoglie come ho detto un lungo elenco di firme dei più autorevoli economisti internazionali, parte dalla considerazione che uno dei principali guasti dell’attuale sistema mondiale risiede nello squilibrio delle relazioni economiche ereditato dall’era della globalizzazione non regolamentata. In buona sostanza, ci riferiamo alle posizioni di Stati Uniti, Regno Unito e diversi Paesi occidentali che hanno accumulato ingenti debiti verso l’estero, mentre la Cina, altri Paesi orientali e in parte anche la Russia, si trovano in una posizione di credito verso l’estero. Questo implica la tendenza a esportare capitale orientale verso l’Occidente non più soltanto sottoforma di prestiti, ma anche di acquisizioni, centralizzando così il capitale in mani orientali. Per contrastare questa tendenza – spiega Bagnara – da diversi anni il blocco occidentale (Stati Uniti e UE) ha abbandonato il suo precedente entusiasmo per il globalismo deregolato a vantaggio di una politica friend shoring, che si traduce in una chiusura protezionista sempre più accentuata nei confronti delle merci e dei capitali provenienti da Cina, Russia e gran parte dell’Oriente non allineato. La mozione pubblicata dal Financial Times e ripresa dal quotidiano francese Le Monde e dal nostro Sole 24 Ore solleva l’esigenza di un Piano per regolare gli squilibri delle partite correnti che si ispiri al progetto di Keynes di una “international clearing union” (unione internazionale di compensazione) che attenui le spinte protezionistiche, ma regolamenti il libero scambio in una logica di capitalismo illuminato che, come si afferma nel documento, crei le condizioni economiche per la pacificazione mondiale prima che le tensioni militari raggiungano un punto di non ritorno”.