SASSELLO (SV) – Confederazione Italiana Agricoltori rappresentata dal presidente provinciale e vice presidente regionale Sandro Gagliolo, insieme alle altre organizzazioni agricole, ha partecipato al Consiglio comunale aperto svoltosi a Sassello (Savona).
Il tema era la diffusione della Peste Suina Africana, emergenza sanitaria che coinvolge pienamente il settore agricolo.
I cinghiali sono da diversi anni, ben prima della PSA, un problema per il nostro territorio. Era inevitabile che la continua crescita non contrastata da alcuna misura di contenimento prima o poi avrebbe creato una crisi igienico sanitaria, come quella attuale.
I Piani Regionali Interventi Urgenti PRIU (di giugno 2022) prevedevano l’abbattimento di circa 50.000 cinghiali in Piemonte e circa 38.000 in Liguria. Invece, gli abbattimenti nelle zone rosse sono stati sporadici e senza regia, in pratica il depopolamento nei fatti non è mai partito come continuano le incertezze sulla gestione delle carcasse degli animali da abbattere: se incenerirli, se interrarli o se consentire l’autoconsumo dei cinghiali negativi.
Abbiamo assistito allo sfogo dell’assessore regionale Piana sulle difficoltà affrontate – commenta la Cia Savona – , sul fatto che la figura del commissario non abbia funzionato come avrebbe dovuto e come la recinzione di contenimento dei cinghiali nella zona rossa non sia all’altezza della situazione, inserita com’è nel Appennino, così come apprendiamo dell’esistenza di visioni diverse nell’apparato tecnico degli enti preposti che potrebbero rallentare la soluzione dei problemi che stiamo vivendo.
Però non riusciamo a condividere l’analisi che ne viene fatta, noi crediamo che il mondo della politica non possa sottrarsi alle sue responsabilità che sono quelle di indicare chiaramente un percorso che vada verso una serie di soluzioni.
Forse non è ancora chiaro che con gli attuali allargamenti delle zone infette si sta preparando un disastro economico di carattere nazionale per tutta la filiera agro alimentare italiana.
Nei fatti chiediamo con forza che partano subito le operazioni di depopolamento dei cinghiali prima che l’epidemia vada fuori controllo. Si paghino i danni agli allevatori che hanno abbattuto i propri maiali sani e devono tenere le proprie stalle vuote data la pandemia sempre in corso. Si stanzino le risorse necessarie a pagare i danni subiti dalle aziende agricole da parte dei cinghiali.
Si evitino ulteriori chiusure alle attività economiche sul territorio che sarebbero scarsamente utili ma accrescerebbero l’esasperazione e le tensioni sociali.
Chiediamo un tavolo permanente di confronto con il sistema delle ASL per trovare soluzioni.
Chiediamo, inoltre, la revisione della legge nazionale sulla caccia 157/92 con norme che sappiano gestire il fenomeno delle specie invasive e nocive come i cinghiali. E Incentivare l’uso delle gabbie per la cattura dei cinghiali, sistema che ha dato buoni risultati.
Infine, a nostro parere, i cacciatori, pur comprendendo i problemi, stanno perdendo un’occasione storica per dimostrare la loro capacità di gestire il territorio; potrebbero essere protagonisti delle operazioni di depopolamento come atto di generosità verso il mondo agricolo. Scelte diverse porteranno al crollo del sistema economico agricolo ed alla sostanziale fine del sistema di caccia così come lo abbiamo conosciuto fino ad ora.