ROMA – Il “meat sounding” è un fenomeno che è andato via via diffondendosi nel nostro Paese e non solo, in maniera silenziosa e divenendo di fatto una brutta abitudine. Con la scusa di usare nomi già noti, per semplicità si è finito per fare una grande confusione sul mercato proponendo paragoni e confronti inappropriati e illegittimi tra prodotti che hanno ben poco in comune.
Usare i nomi tipici della carne per indicare prodotti di diversa natura (spesso a base vegetale, ma non solo) danneggia l’immagine di un settore che ha profonde differenze con gli altri che vi si paragonano. E’ quanto sottolinea a proposito Assica. La cura del territorio, la preservazione della biodiversità e degli ecosistemi, il miglioramento continuo delle secolari pratiche di allevamento per renderle sempre più sostenibili e adatte a fornire alimenti di qualità crescente alla popolazione sono caratteristiche tipiche del settore zootecnico.
Alla stessa maniera il valore nutritivo delle proteine animali e degli amminoacidi disponibili nella carne è ineguagliabile da qualunque altro alimento e indispensabile in ogni fase della vita nella giusta quantità: se consumata nelle quantità raccomandate dall’OMS e da tutte le linee guida nutrizionali sia nazionali sia straniere la carne è un prezioso alleato dello sviluppo, della crescita e di una vita e una dieta sane ed equilibrate.
Per questo è fondamentale assicurare che vi sia piena consapevolezza nel consumo di proteine animali o di altri alimenti di diversa natura ed evitare che si consumino, ad esempio, “cotolette di cereali e legumi” che non hanno nulla a che vedere con l’apporto nutrizionale di un prodotto di origine animale, pensando di sostituire adeguatamente una porzione di carne o di salumi.
L’uso continuato nel tempo di nomi carnei per prodotti che non contengono nemmeno un grammo di carne ha creato una malsana abitudine nel consumatore, convinto di comprare un prodotto “sostanzialmente uguale”, che si ritrova invece a mangiare qualcosa di sostanzialmente differente. Come sostanzialmente differente è anche il metodo di produzione fatto di tante competenze e capacità umane, tradizioni e culture locali, passione e impegno nel miglioramento continuo dell’allevamento animale che ha portato un costante miglioramento dei profili nutrizionali di tutte le produzioni a base di carne.
Gli operatori del settore zootecnico accolgono dunque con sollievo l’avvio dei lavori sulla proposta di legge che vuole ripristinare legalità nel nostro Paese, come già altri hanno iniziato a fare, ponendo un freno alle usurpazioni del meat sounding, per non lasciare che un’intera filiera produttiva continui a subire torti.
Sia chiaro, non è e non sarà mai una battaglia contro i prodotti di diversa origine (vegetale o altro), ma anzi è una battaglia che vuole restituire anche a loro una migliore e più chiara identità: perché dei prodotti che non hanno nulla a che fare con la carne, che vantano caratteristiche migliori e a loro dire più sostenibili dovrebbero continuare a voler usare nomi che richiamano quei prodotti da cui con forza tentano di prendere le distanze? E’ nell’interesse di chi vuole distinguersi darsi anche un nome diverso.