VICENZA – La pianura padana coltiva oggi la metà del mais che veniva prodotto vent’anni fa. E anche la produzione di soia è notevolmente diminuita. Un trend iniziato già prima della guerra in Ucraina, e aggravato dalla scarsità di piogge, che porterà quest’anno a un’ulteriore contrazione delle semine di mais. Per questo gli agricoltori vicentini guardano con attenzione a Paesi come Stati Uniti, Brasile e Argentina, che rappresentano oggi più del 50% della produzione mondiale di mais e l’80% del granoturco che viene esportato nel mondo. Una riserva indispensabile per garantire i mangimi agli allevamenti.
In questo contesto Confagricoltura Vicenza organizza un convegno, venerdì 31 marzo alle 10.30 nella sede di Confagricoltura Vicenza (via Vecchia Ferriera 5), su “Mais, altri cereali e soia nelle Americhe: tecniche di produzione, potenziale produttivo e di esportazione”. La presidente Anna Trettenero dialogherà con Federico Zerboni, agronomo e imprenditore agricolo argentino, presidente di Maizall, che riunisce le associazioni maidicole di Stati Uniti, Brasile e Argentina con l’obiettivo di difendere il proprio sistema produttivo basato su buone pratiche agricole, innovazione, biotecnologia e scienza. Maizall lavora in congiunto con organismi internazionali come Fao e Wto.
“È determinante che i nostri agricoltori abbiano sempre uno sguardo rivolto al mondo – sottolinea Anna Trettenero -. In questo caso soprattutto per gli allevatori è importante dialogare con chi produce ed esporta mais, cereali e soia. Mentre Ucraina e Russia sono in curva discendente, Stati Uniti, Argentina e Brasile sono tra i massimi esportatori mondiali. Hanno elaborato sistemi molto efficienti di produzione, che si basano su buone pratiche agricole, innovazione, biotecnologia e scienza, basandosi sul principio che la sostenibilità deve generare anche un reddito e viceversa. E non c’è reddito senza sostenibilità. Anche in quei Paesi, soprattutto in Argentina, c’è il problema della carenza d’acqua, ma da anni hanno attivato tecniche di produzione di agricoltura conservativa e di precisione, che permettono di ridurre il fabbisogno idrico per le colture, seminando e irrigando in funzione della disponibilità d’acqua. E la genetica, ovviamente, aiuta. Il confronto serve a entrambe le parti: a noi per arricchirci, a loro per comprendere il nostro contesto”.
Il mondo agricolo vicentino si trova a fronteggiare incertezze importanti, sia per gli andamenti climatici e di mercato, sia per il cambio della politica comunitaria. “La carenza idrica porterà a una contrazione delle coltivazioni del mais e del riso – annota la presidente -, mentre sono aumentate le coltivazioni dei cereali autunno vernini, come il frumento, e della colza. Ora che ha piovuto un po’ si comincia a seminare anche altro, ma con grande attenzione a quello che accade qui e nel mondo. Le aziende agricole devono essere aggiornate e pronte a evolversi, per garantire produzione e reddito, adottando le giuste strategie che portino a scelte consapevoli”.
La superficie coltivata a mais nel Veneto, secondo i dati della Regione Veneto e dell’Istat, risulta essere pari a circa 184.000 ettari (-1,8%). La provincia di Padova è quella con il maggior numero di ettari coltivati a livello regionale (30.900 ettari, +1,4%). Forte contrazione nel 2022 per Vicenza, che registra un calo del 7,35 e si attesta su 12.950 ettari.