Realizzare un’economia ecocompatibile con l’ambiente, rispettosa del territorio e delle sue innumerevoli peculiarità. Questo in sintesi il progetto integrato per il recupero del Polo del Carignano presentato nei giorni scorsi a Verona, nell’ambito del Vinitaly, dall’Assessore alle Attività Produttive del piccolo comune di Portoscuso (CI), Maurizio Nuscis. Alla base dello studio scelto come progetto pilota ai convegni scientifici di ricerca applicata di Villa Medicea di Cerreto Guidi (FI) e dal Master di San Vigilio come referente nel programma delle iniziative per l’Expo 2015, un lavoro sinergico tra enti, associazioni e privati, volto alla realizzazione di un nuovo modello di sviluppo di una delle zone più belle della Sardegna in cui la conservazione e la valorizzazione del paesaggio rappresentano una delle sfide più attuali per la rinascita soprattutto delle aree a forte deindustrializzazione.
Gli obiettivi – All’apice degli intenti, la volontà di salvaguardare storia, tradizione, cultura e soprattutto economia di un popolo, com’è quello del Sulcis Inglesiente, per troppi anni sottomesso a politiche non idonee ad un duraturo e corretto sviluppo del territorio oggi ampiamente sfruttato e maltrattato nonostante sede di una delle più belle e importanti necropoli fenice del Mediterraneo quasi completamente distrutta nell’ultimo trentennio per lasciare posto alle industrie. Da qui la messa in campo di tutta una serie di iniziative volte al recupero di una realtà così importante della regione che vede proprio nel recupero agronomico dei territori e nel rilancio della piccola industria manifatturiera la sua resurrezione.
L’iniziativa – Al centro del progetto, infatti, un confronto aperto e non ideologico basato sugli studi ed i risultati ottimistici ottenuti con i campioni delle uve vinificate proprio nelle zone fino a ieri più critiche di Portoscuso, dal team di lavoro capitanato dalla ricercatrice Rita Mulas e composto da nomi illustri dell’enologia e della ricerca applicata italiana come Gaspare Buscemi, Leonello Anello, Daniele Marchi, Franco Mulas, Paolo Callioni e Manuel Amorini, oltre che dal rappresentante istituzionale Maurizio Nuscis. Un successo fino a qualche tempo fa insperato e che ora, grazie ad una nuova forma di consapevolezza, presto porterà alla creazione di un centro vitivinicolo biodinamico all’avanguardia con la costruzione di una cantina sperimentale ecologica e la ricreazione di una piccola base produttiva di qualità del Carignano a piede franco, attraverso il reimpianto e la ristrutturazione dei vigneti in aree non influenzate dalla ingombrante presenza industriale.
Valorizzare e tutelare il prodotto – Una vera e propria politica del fare dunque, con la riconversione dei siti industriali dismessi in piccole realtà manifatturiere non inquinanti, a basso impatto ambientale, atte alla costruzione delle macchine studiate ad hoc per la vinificazione delle uve autoctone secondo i dettami della biodinamica moderna. Azioni alle quali seguirà l’iscrizione dei vigneti all’albo della Doc Carignano del Sulcis che tenderà ovviamente a valorizzare e tutelare non solo il vino prodotto, ma anche il lavoro di quanti si stanno adoperando per non far morire una voce così importante dell’economia sarda.