ROMA – Fornire mezzi agronomici pratici, efficienti e sostenibili per migliorare la fertilità del suolo e facilitare la gestione della coltivazione di vite, cece e pisello attraverso la realizzazione di tè di compost potenziati con consorzi microbici ricchi di microrganismi benefici, dotati di capacità biostimolante e di biocontrollo.
Questo l’obiettivo principale del progetto PLANTìA (“From plant wastes to compost tea and microbial consortia. A natural pathway for biostimulation and biocontrol of key pathogens in grapevine and legumes and for restoring soil fertility”) coordinato dal CREA Orticoltura e Florovivaismo (sede di Pontecagnano SA), in collaborazione con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR e il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, al via dopo l’estate.
Oltre alla fertilità, il nuovo prodotto, a base di estratto acquoso fermentato, ricavato da compost vegetale, sarà testato in campo per valutare la capacità di difesa della vite da oidio e peronospora e delle leguminose da patogeni fungini trasmessi dal seme. Il progetto, vincitore del bando Ager “Dal suolo al campo – Approcci multidisciplinari per migliorare l’adattamento delle colture al cambiamento climatico”, nasce nell’ambito della Nature Restoration Law che mira a ripristinare l’80% degli habitat naturali danneggiati, dalle foreste ai terreni agricoli, promuovendo la biodiversità dell’ecosistema e riducendo del 50% l’uso di sostanze chimiche in agricoltura e si propone, con un approccio innovativo, di rendere il suolo più fertile, rigenerato e vivo per migliorare la salute delle piante e, di conseguenza, la qualità e la quantità delle produzioni.
Il team di ricercatori, guidato dal CREA Orticoltura e Florovivaismo, si occuperà della produzione di “compost tea” dai quali isolare microrganismi benefici con caratteristiche biostimolanti e di biocontrollo. “Dopo aver caratterizzato questi microrganismi, – dichiara Loredana Sigillo, ricercatrice del CREA Orticoltura e Florovivaismo e coordinatrice del progetto – saranno realizzati consorzi microbici da impiegare contro i principali patogeni di vite, cece e pisello e sarà valutata in laboratorio e in campo l’efficacia dei trattamenti a base del prodotto fermentato acquoso ottenuto. Grazie all’utilizzo di piccoli frammenti di DNA, chiamati aptameri, in grado di legarsi in maniera specifica al bersaglio selezionato, saranno applicate tecnologie biomediche per lo sviluppo di uno strumento capace di valutare la persistenza e l’effetto dell’introduzione di un determinato batterio benefico nell’ecosistema agricolo. Inoltre, dopo i trattamenti con i consorzi microbici e tè di compost potenziati, saranno studiate e analizzate sia la risposta fisiologica, molecolare e agronomica che la redditività e sostenibilità di colture in pieno campo di vite, cece e pisello, per misurare gli effetti dovuti al miglioramento dei servizi ecosistemici sulle coltivazioni”.
Al termine del progetto saranno disponibili nuovi prodotti biofertilizzanti e di biocontrollo da impiegare su vite, cece e pisello per aumentarne la salubrità ambientale e la qualità nutrizionale, grazie a una superiore qualità biologica del suolo e alla riduzione dell’impiego di fitofarmaci che, tra l’altro, incideranno positivamente sulla qualità dell’aria e delle acque nelle aree agricole. In futuro, inoltre, sarà possibile adattare e trasferire i risultati ad altre colture, in virtù delle nuove conoscenze acquisite sulle dinamiche di interazione tra patogeni e microrganismi benefici.