ROMA – “La vendemmia 2023 si presenta inevitabilmente segnata dalle piogge e dal freddo primaverili, che hanno ritardato la maturazione delle uve posticipando la vendemmia di una settimana rispetto alla passata stagione. Avremo meno produzione del 2022, ma con un interessante profilo aromatico, grazie alle temperature più fresche di questo periodo”.
Ad affermarlo Riccardo Velasco, direttore del CREA Viticoltura ed Enologia, nel commentare le previsioni elaborate come ogni anno dal suo Centro.
Andamento meteo
La carenza di piogge e il caldo dei primi mesi dell’anno hanno fatto temere un riproporsi delle condizioni metereologiche del 2022. Invece, dalla fine di aprile tutto è cambiato. Diverse perturbazioni hanno interessato la penisola da nord a sud con effetti purtroppo disastrosi, soprattutto in Emilia-Romagna. Ma se il 2023 sarà ricordato dai romagnoli per la devastazione di intere aree, anche i viticoltori italiani lo ricorderanno per la grandine e l’aggressività di alcune malattie fungine: peronospora in primis.
Il punto di vista fitosanitario
“Tutta la penisola ha sperimentato l’aggressività di questo patogeno – sostiene il ricercatore CREA, Patrick Marcuzzo – ma è soprattutto nel centro-sud Italia che si sono verificati i danni maggiori, conseguenza delle insolite precipitazioni primaverili. Difficoltà a contenere il fungo anche nel vigneto biologico (la cui superficie è in aumento nell’intero stivale), soprattutto quando coltivato nelle aree meno vocate. Oltre alla peronospora, si registrano alcune problematiche legate alla muffa grigia, in particolare per le cultivar a grappolo compatto, mentre appare sotto controllo l’oidio. In espansione, invece, il problema della flavescenza dorata”.
Data di raccolta e produzione
Le basse temperature primaverili hanno rallentato il metabolismo della pianta, ritardandone lo sviluppo. La fioritura si è presentata, in confronto alla passata stagione, in ritardo di circa 5/10 giorni, slittamento che ancora ad oggi non risulta colmato.
Le produzioni si prevedono in leggera contrazione rispetto al 2022 al centro sud Italia (in generale si prevede un calo del -5/-10%) dovuta agli effetti nefasti della peronospora. Al nord invece la situazione produttiva sembra confermare i valori della passata stagione, forse anche con un leggere incremento, nell’ordine del +5/10%.
Discorso a parte in Romagna dove, soprattutto a causa dei grossi problemi che l’acqua ha causato, i viticoltori con difficoltà hanno svolto le consuete operazioni colturali, con perdite più consistenti nell’ordine del -10/ -15%.
Sofferenze produttive importanti invece per la produzione ottenuta seguendo il metodo biologico, che ha patito maggiormente le condizioni avverse di questa annata, con perdite medie del -10/ -15% al Centro-Nord, ma con picchi oltre il 50% al Sud.
Per quanto concerne la qualità, le cultivar a bacca bianca registrano un equilibrato rapporto zuccheri/acidi, conseguenza delle temperature più miti di maturazione legate all’annata e al ritardo dell’epoca di raccolta. Per le cultivar a bacca rossa saranno invece decisive le prossime settimane, considerando come sia fondamentale un leggero stress idrico per la sintesi delle sostanze polifenoliche.