Un brindisi a Prosecco ha salutato i primi buoni risultati della pesca alle vongole con turbosoffiante, iniziata oggi dopo tre mesi di fermo e alla quale non ha voluto mancare l’assessore del Veneto Franco Manzato, che ha accompagnato l’equipaggio dell’ “Albino T.” nella sua breve uscita in mare, accompagnato da “Nonno Renzo, “Temerario” e “Capitan Bobo”, con il supporto della Guardia Costiera e una puntatina della Guardia di Finanza. Poche decine di minuti, per dimostrazione, ma anche nella consapevolezza che il mare non va sfruttato ma coltivato e utilizzato con equilibrio, che ha fruttato una trentina di chilogrammi di ottima “venus gallina”, la vongola tipica dei fondali costieri dell’Adriatico settentrionale e occidentale.
L’evento – La pesca di Manzato è accompagnata dai rappresentanti delle marinerie e delle organizzazioni di settore e si è conclusa all’ittiturismo La Bilancia per una prova sul tavolo della qualità del pescato.
Dati del settore – Dopo la grande crisi del 2008, quando la vongola è parsa sparire dai tradizionali fondali senza che ne sia stata individuata la causa, la Regione ha voluto accompagnare il settore verso una diversa progettualità, fatta di studi, ricerche, sperimentazioni e programmazioni, per capire cosa stava succedendo, investendo a favore del settore peschereccio veneto 700 mila euro. Sono state finanziate prove comparative di nuove attrezzature di pesca, imposte da una politica europea che non si è accorta, o alla quale nessuno aveva spiegato prima che l’Adriatico ha un fondale di circa 30 metri fino all’altezza di Ancona e che le risorse ittiche hanno caratteristiche del tutto diverse da quelle dei mari profondi. Nel comparto della vongola, un fiore all’occhiello della marineria adriatica, si è intanto verificato un calo del prodotto di circa l’80 per cento. Le cause? Di preciso non si sanno, ma il sospetto ricade sui cambiamenti provocati dai grandi interventi in mare, che potrebbero aver inciso sulle caratteristiche delle correnti e dei fondali per una specie, la vongola nostrana, che cresce a poche centinaia di metri dalla costa e a condizioni ben precise.
L’impegno per il futuro – Di qui l’impegno congiunto di Regione e pescatori di ripascere i fondali, di scegliere altre zone di pesca, di verificare se fosse possibile un’inversione di rotta a fronte del calo produttivo. Questa sperimentazione, unita a prolungati fermi di pesca, oggi sembra aver dato buoni risultati: “presto per dire che va tutto bene – ha affermato Manzato – ma certo su sei zone di ripopolamento cinque si sono dimostrate produttive, anche se, per ora, con vongole di piccola taglia. In ogni caso – ha aggiunto l’assessore, noi continueremo sulla strada della riorganizzazione del settore e chiederemo il sostegno del governo anche per favorire l’uscita dal settore delle aziende che non se la sentono di continuare. Poi c’è l’Unione Europea: dobbiamo spiegare a Bruxelles che, se anche in Adriatico c’è qualche merluzzo, non arriva a più di 20 centimetri”.