BOLOGNA – “Chiediamo all’Europa un canale preferenziale per i prodotti di biocontrollo, che ne acceleri l’autorizzazione alla vendita, permettendo alle aziende agricole di usufruire nei campi di alternative, naturali e valide, alla chimica di sintesi”. Cia-Agricoltori Italiani e IBMA Italia tornano così al SANA di Bologna, ribadendo l’urgenza di una contropartita adeguata agli obiettivi del Green Deal Ue con l’obbligo di riduzione, entro il 2030, del 50% dell’uso dei fitofarmaci.
“Il BioControllo: le moderne ed efficaci strategie nella difesa fitosanitaria” il convegno ad hoc organizzato per il Salone e che insieme ad Anabio-Cia e AIPP, l’Associazione Italiana per la Protezione delle Piante, ha fatto il punto sul progetto congiunto, già in pista dal 2019, e oggi esempio unico in Europa di sperimentazione tecnico-pratica tra aziende produttrici di presidi di biocontrollo e agricoltori.
All’attivo prove in campo già su un terzo delle regioni italiane – Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Toscana – con l’obiettivo di arrivare a coinvolgerne almeno il 50% entro fine anno. Interventi per la difesa integrata delle colture, su vigne e uliveti, alberi da frutto e ortive, attraverso tecniche di biocontrollo già disponibili che utilizzano microrganismi o derivati, insetti utili, feromoni e sostanze naturali, per contrastare anche le più note e terribili malattie delle piante, dalla peronospora alla mosca dell’olivo. Un lavoro concreto, condiviso anche con università ed enti di ricerca, che sta portando a un nuovo modello operativo funzionale sia alle aziende biologiche che convenzionali, per favorire la transizione green nella lotta alle fitopatie, senza trascurare l’approccio innovativo e la digitalizzazione.
Un trampolino di lancio che Cia e IBMA Italia propongono all’Europa come input da parte dell’agricoltura italiana, sempre più aperta a pratiche sostenibili, ma a patto che venga agevolata l’introduzione di bioprodotti, che oggi non valgono neanche il 10% del mercato dei mezzi tecnici per contrastare parassiti e malattie.
“Il biocontrollo deve diventare una priorità agricola europea -ha detto il presidente di Anabio-Cia, Giuseppe De Noia-. Questo vuol dire velocizzare l’iter di registrazione e autorizzazione di nuovi prodotti a minor impatto per la difesa fitosanitaria delle colture e snellirne la burocrazia, per recuperare, anche grazie alla grande opportunità del biocontrollo, la perdita incredibile di sostanze attive disponibili in Europa, in 30 anni praticamente dimezzate. Il settore biologico può trainare questo cambio di passo e per questo siamo motivati a portare lontano il progetto condiviso con IBMA Italia e AIPP”.
“L’Europa del Green Deal e del Regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) impone al comparto agricolo una transizione ecologica celere e a sottrazione, ma non è altrettanto rapida e moderata nel traghettarne il processo -ha commentato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Dunque, se vuole una marcia in più da parte dell’agricoltura nell’attuazione di pratiche ‘verdi’ e nella riduzione dei fitofarmaci, faccia spazio al biocontrollo e lo faccia in fretta, tenga conto delle sperimentazioni che stiamo portando avanti e ne agevoli la diffusione. I cambiamenti climatici -ha precisato- sollecitano nuovi modelli produttivi di cui anche l’Europa deve prendere atto”.
‘‘Affinché possano essere raggiunti gli obiettivi Ue per un’agricoltura sostenibile -ha aggiunto il presidente di IBMA Italia, Giacomo De Maio- il biocontrollo gioca un ruolo primario quale alternativa, la più attendibile, ai prodotti di sintesi, ma come sempre, cambiamenti che coinvolgono sistemi radicati e consolidati nel tempo, risultano faticosi e problematici. Da qui la necessità di avviare, con Cia e la sua associazione Anabio, un percorso a supporto dei tecnici del settore con training programmati e applicazioni pratiche, per conoscere i mezzi tecnici di biocontrollo e comprendere le corrette strategie di utilizzo sulle diverse colture. Solo così -ha concluso- è possibile traghettare le aziende agricole verso la transizione ecologica e minimizzare i danni che ogni cambiamento epocale comporta’’.