ROMA – Un agricoltore su due è italiano e quasi il 75% ha meno di 50 anni. E’ l’identikit dei lavoratori in campagna fatto da Assosomm, l’Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro, che sottolinea anche come negli ambiti ortofrutticoli, florovivaisti e vitivinicoli, nell’industria alimentare e nelle attività di manutenzione boschiva e del verde pubblico il 52% delle persone assunte è di nazionalità italiana.
Secondo l’indagine, gli under 30 rappresentano il 28,2% del totale, le persone comprese tra i 30 e i 50 anni ammontano al 46,7% e gli over 50 sono il 25,09%. Un terzo degli assunti è rappresentato da donne”. Un problema, quello del lavoro in campagna, che si ripete ogni anno e che fatica a trovare una soluzione. Perché se l’agricoltura è uno dei motori principali dell’economia italiana è anche vero che non riesce a far coincidere la domanda di lavoro con l’offerta. Le campagne hanno poco “appeal” ed i motivi possono essere diversi, i potenziali lavoratori spesso preferiscono guardare altrove. La natura però non si ferma e non può aspettare anche per questo negli ultimi giorni si stanno moltiplicano gli appelli e gli allarmi per la carenza di personale. Ci sono zone che soffrono di più, è il caso delle campagne calabresi che si trovano alla vigilia della stagione di raccolta agrumicola e olivicola.
Rosario Rasizza ha spiegato come “il mercato del lavoro in ambito agricolo e agroalimentare non è certamente facile da approcciare” ma rileva “un progressivo miglioramento nella capacità delle Agenzie per il Lavoro di servire il territorio attraverso assunzioni in crescita, regolari per necessità di legge. In questo ultimo triennio, sono cresciute le sinergie con associazioni, centri per l’impiego, Comuni e cooperative anche e soprattutto per quanto riguarda il contatto e l’avvio al lavoro di personale straniero e di rifugiati. Siamo orgogliosi di poter dire che laddove entriamo in gioco, il sommerso è in scacco, venendo meno ogni tipo di accordo in nero, ivi compreso il triste fenomeno del caporalato”.