PARMA – Coltivati 38.928 ettari di superficie, di cui 3.731 a produzione biologica e il restante a produzione integrata.
Sono state prodotte poco meno di 2.800.000 tonnellate di pomodoro, nel dettaglio 2.798.312 tonnellate, ovvero un -12% rispetto a quanto contrattato fra l’industria e le Organizzazioni di Produttori (OP), realizzando una resa media in campo per il territorio del Nord Italia di 71,88 t/ha, più bassa della resa media del quinquennio precedente, pari a 73,93 t/ha.In questi giorni si è conclusa la campagna di raccolta e trasformazione del pomodoro da industria del Nord Italia.
Con questi numeri si è conclusa la campagna di raccolta e trasformazione del pomodoro da industria del Nord Italia.
Nello specifico, la resa in campo della produzione integrata di quest’anno è in linea con la media del quinquennio precedente, mentre la resa in campo del biologico è stata di 47,41 t/ha, nettamente inferiore rispetto alla resa media del quinquennio precedente di 62,87 t/ha.
Sul territorio la campagna ha presentato due volti molto differenti: nell’area ovest del Nord Italia le rese sono state molto alte, nonostante ci siano state aree duramente colpite dalla grandine, mentre nell’area est le rese sono state decisamente basse a causa delle piogge persistenti di maggio, nonché dell’alluvione che ha duramente colpito il ravennate lo scorso 20 maggio, portando anche alla perdita di superfici coltivate. “In sintesi – afferma Tiberio Rabboni, presidente OI Pomodoro da Industria Nord Italia – si è trattato di una campagna con esiti discreti, se non buoni, nelle province occidentali e negativi, purtroppo, nelle province orientali, Ravenna e Ferrara in particolare. Il clima anomalo ha condizionato negativamente anche l’esito delle coltivazioni biologiche”.
Seppure fossero previste consegne scarse per le settimane di fine agosto, dato l’andamento dei trapianti, che erano stati bloccati per due settimane nel pieno del mese di maggio, la campagna di raccolta estiva si è svolta con relativa regolarità, con un unico rallentamento significativo dovuto alle piogge nei giorni di fine agosto. Malgrado le avversità nei trapianti, l’azione degli agricoltori in campo e la programmazione delle consegne da parte delle OP hanno permesso di governare lo sviluppo sano delle piantine e i tempi di raccolta, consentendo consegne regolari per tutto il periodo di lavorazione.
Il prolungato fermo dei trapianti di maggio faceva prevedere, inoltre, che diverse superfici a pomodoro sarebbero state raccolte a settembre e ottobre inoltrato. Complice la buona stagione, che per tutto il mese di settembre e di metà ottobre ha favorito la maturazione di un buon prodotto, le imprese di trasformazione sono state disponibili a tenere aperti gli stabilimenti fino al completamento da parte degli agricoltori della raccolta, anche se tardiva.
Il coordinamento fra raccolta e trasformazione è stato possibile anche grazie a un continuo monitoraggio durante tutta la campagna, con un appuntamento settimanale fra OP e industria.
L’OI Pomodoro da Industria Nord Italia ha supportato le parti con report settimanali sulla quantità e qualità del pomodoro consegnato e con la proiezione delle produzioni in base alla distribuzione dei trapianti e le rese medie storiche.
Le abbandonati piogge di maggio, che hanno ricaricato le falde acquifere, non hanno fatto pesare il problema della siccità in campo, come invece è accaduto nelle scorse annate. “Ciò non deve far abbassare la guardia su questo tema – afferma Rabboni –. La filiera produttiva deve continuare a dialogare con le istituzioni regionali e nazionali e i Consorzi di Bonifica per promuovere opere infrastrutturali per gestire la risorsa idrica, alla luce degli effetti del cambiamento climatico”.
Il pomodoro avviato alla trasformazione ha quest’anno una qualità molto alta, registrando un grado brix di 4,87, uno dei valori massimi dell’ultimo decennio. Data l’ottima qualità del prodotto consegnato, il pomodoro è stato pagato con un indice di pagamento elevato, tra i maggiori dell’ultimo decennio; il pomodoro già partiva da un prezzo di riferimento base 100, pari a 150 euro a tonnellata, il più alto mai riconosciuto prima dall’industria ai produttori, per riconoscere l’aumento dei costi di produzione agricola dell’ultimo anno, a cui si aggiunge il premio del tardivo e vari premi aziendali pagati dalle imprese agli agricoltori.