ROMA – “Dopo la peste suina africana ci manca solo la carne di maiale in laboratorio. Perché persino il nome, “carne coltivata” è pensato per far cadere in errore il consumatore. Nulla di tutto questo ha a che vedere con ciò che si coltiva tradizionalmente. È tutta produzione di laboratorio, pensata per concentrare la produzione – con buona pace delle piccole produzioni familiari – in mano a poche multinazionali. Le stesse che vorremmo sapere quanto e per quanto tempo hanno eventualmente finanziato gli animalisti di tutto il mondo per portare all’accettazione di questi prodotti. Questo l’intervento di Assosuini a firma del presidente, Elio Martinelli che continua.
Bene ha fatto il Parlamento a vietarne la pratica. Non sentiamo il bisogno di bioreattori super-energivori, esperimenti genetici e staminali stagionate. Questi prodotti, infatti, seguono la catena produttiva dei farmaci, non certo quella del cibo. Non si tratta affatto di bloccare il progresso o di opporsi all’innovazione, ma di impedire la speculazione di pochi a danno di tutti. Perché servono anni per approvare un farmaco sul mercato, mentre dovremmo accettare la carne sintetica senza remore? Noi non vediamo la carne sintetica come una nostra concorrente, anche perché visti i costi resterà una curiosità da gourmet. I veri problemi per gli allevatori sono e saranno sempre più altri, dovuti agli alti costi e ai margini in calo. Chiediamo solo che, prima di magnificare le presunte qualità della carne artificiale e di vederla nei supermercati italiani, venga rispettato il “Principio di precauzione” tanto caro alle Istituzioni europee.
A chi contesta la scelta del Parlamento, infine, ricordo che sulle medesime basi e con gli stessi motivi non coltiviamo grano OGM e nessuno ci ha mai sanzionato per questo. Quindi la norma è del tutto legittima e chi dice il contrario dovrebbe spiegare quali siano le differenze tra l’una e l’altra tecnica. Ancora una volta, il settore della carne viene trattato come fosse una associazione a delinquere da smantellare con ogni stratagemma possibile. Incluse tecniche che, applicate alla soia e al seitan, scatenerebbero una sommossa in piazza. Tipico doppio standard di chi è pronto a rischiare la salute dei consumatori, ma custodisce gelosamente la propria.
Credo che bene abbia fatto il Parlamento ad equiparare situazioni identiche. Poi si vedrà. Perché le multinazionali tech del cibo in provetta non si fermeranno alla carne, ma hanno già annunciato di voler produrre in laboratorio, anche latte, pesce, frutta e verdura. Sarà interessante a quel punto vedere come si comporterà chi oggi accoglierebbe senza remore la carne in vitro.”