ROMA – “Come ci ricorda il prof. Pulina, luminare fra i più autorevoli delle scienze zootecniche, l’80% delle migliaia di metaboliti nutrizionalmente rilevanti che compongono gli hamburger vegetali sono diversi da quelli di carne vera. Quando notiamo una discrepanza di questo genere tra due alimenti (latte vero contro soia, ad esempio), la seconda per legge non può usare il nome della prima. Serve per evitare di avere un cliente distratto che compra una cosa diversa da quello che vorrebbe. Per qualche motivo quando il prodotto è di carne queste regole non si applicano. L’hamburger può essere pure di soia e scarafaggi, ma il legislatore non dovrebbe vietarlo, secondo i produttori e le associazioni da loro finanziate.
Assosuini si è sempre battuta per i diritti del consumatore. E quello alla chiarezza è il primo. Il secondo è il principio di precauzione. E precauzione vuol dire che se esiste un prodotto che funziona non si devono usare i consumatori come cavie per far giocare qualcuno al piccolo chimico con la salute pubblica. Troppe volte ci si è scottati per la fretta e la disattenzione. Di fronte a un prodotto di ultranicchia, costosissimo e superfluo bene fa lo Stato a privilegiare il noto all’ignoto.
In conclusione, condividiamo anche noi il punto di vista di Carni Sostenibili: “Dire no ai cibi artificiali non è una battaglia di retroguardia, non è di destra né di sinistra, ma è un impegno per il progresso delle scienze e tecnologie agricole e zootecniche al servizio degli interessi dell’umanità e non di capitali di ventura travestiti da benefattori.””
Lo scrive in una nota Elio Martinelli, presidente di Assosuini.