ROMA – Uno dei riti più legati alla tradizione rurale è quello del “sega la vecchia”, per citare uno dei tanti modi (questo di felliniana memoria) in cui in Italia si usa chiamare il gesto di bruciare via le cose del passato per augurare il meglio a quelle del futuro.
Come ogni anno facciamo il punto su quello che è successo all’agricoltura italiana, mese per mese, evento per evento e anche nel 2023 non ci siamo di certo annoiati.
Il primo gennaio 2023 è il giorno in cui è entrata in vigore la nuova PAC, 2023/2027 appunto. Aveva spaventato molto il taglio “green” che era stato dato al testo, ma come tutte le cose, col tempo, c’è stato modo di adeguare i temi europei alle necessità italiane (quasi tutti…). Dai primi dell’anno poi uno dei temi forti è stato quello legato ai prezzi delle sementi, del grano in particolare, ma anche di altre colture. Tra mercati impazziti dalla geopolitica e nuovi progetti all’orizzonte anche il 2023 è stato, per i cereali, un anno di montagne russe per quanto riguarda i prezzi al produttore.
A febbraio ha fatto tanto discutere la misura europea sull’utilizzo libero di farine animali (da insetti in particolare) per la realizzazione di prodotti alimentari. L’Italia ha risposto con un decreto che ne vieta l’utilizzo per la produzione di alimenti made in Italy, ma attenti a leggere le etichette di tutto quello che viene importato!
Da aprile è tornato l’incubo peste suina. Tante le misure intraprese, a partire dalla nomina di un Commissario Straordinario con il compito di guidare la regia, per niente facile, regione per regione. Se Lombardia e Liguria hanno investito nelle recinzioni, in altre zone si è chiesta l’intensificazione degli abbattimenti, come in Toscana. Per ora gli spettri sono solo allontanati e a novembre nuovi focolai hanno interessato ancora il Pavese e la Lombardia.
Un passo in avanti per l’agricoltura del futuro è stato fatto a giugno, con la approvazione del decreto legge che anche in Italia permette l’utilizzo, in via sperimentale, delle biotecnologie in agricoltura (le cosiddette TEA). Se da un lato si va avanti per la ricerca, dall’altro torna a far discutere il Nutriscore, già adottato in diversi Paesi, tra cui la Francia. Oltre a questo, che non fa per niente contenta l’agricoltura italiana (prodotti come l’olio extravergine d’oliva non hanno il bollino verde), dall’altro peggio quello che è successo in Irlanda dove l’UE ha permesso l’utilizzo di etichette nell’alcol, quindi anche nel vino, in cui si demonizza il prodotto utilizzando parole come “cancerogeno”.
Agosto sarà ricordato nel 2023 per una parola che è stata insieme l’incubo di tutta Italia: peronospora. Il fungo killer nei mesi proprio precedenti i raccolti ha “vendemmiato” quasi il 70% dell’uva italiana, senza fare sconti di genere e territorio. La vendemmia 2023 sarà quindi di bassa resa, anche se la qualità, dicono gli esperti e le associazioni di categoria, sarà buona. Stessa sorte è toccata anche all’olivicoltura poco dopo: il clima è letteralmente impazzito e anche sul fronte olive la perdita è stata notevole (anche se alla fine rispetto al 2022 c’è stato addirittura un lieve incremento).
Per l’agricoltura italiana di qualità il 2023 è stato anche un altro importante anno: in ottobre infatti, dopo un lungo percorso di triloghi, è stato approvato il Testo Unico della Riforma delle IG, quindi dei prodotti a marchio DOP IGP, firmata e portata avanti proprio dall’italiano Paolo De Castro, già ministro dell’agricoltura. I Consorzi avranno più libertà di gestire i disciplinari e questo è un importante traguardo alla luce dei cambiamenti climatici e quindi delle tecniche di coltura e allevamento di certi prodotti.
Il 2023 si è chiuso con la prima erogazione del bando innovazione dell’Ismea, arrivato proprio il 23 dicembre, e l’apertura dei primi bandi regionali legati alla meccanizzazione grazie ai fondi del PNRR che, per l’agricoltura, sono quasi raddoppiati nel corso dei mesi dell’anno. Innovazione, tecnologia, sono le due parole che hanno accompagnato il 2023 e che lo hanno portato alla fine con queste misure di aiuto alle aziende agricole italiane.
agricultura.it ha raccontato per 12 mesi, 365 giorni, il 2023 dell’agricoltura italiana. Abbiamo cercato di farlo con la solita professionalità, rispetto dell’informazione e la libertà di opinione, dando a tutti, speriamo nello stesso modo, la possibilità di raccontare il proprio punto di vista. Voce agli agricoltori, coltivatori, allevatori, pescatori, pastori, operai agricoli, tecnici e professionisti dell’agricoltura, istituzioni, politica, mondo della ricerca, scienza, innovazione e dell’università, con le forze dell’ordine che tutelano l’agroalimentare ed il lavoro agricolo, con le sigle sindacali, con i consorzi di tutela, di prodotto, con il mondo della trasformazione, con le aziende private che operano con grande professionalità per dare strumenti sempre più adeguati al settore. Voce anche a voi lettori che quest’anno avete fatto crescere ancora di più questo portale. Abbiamo chiuso l’anno con l’iscrizione a un nuovo social, Trhead, con il quale amplificheremo la voce dell’agricoltura italiana.
Un grazie grande a chi ci ha sostenuto credendo nel nostro lavoro, utilizzando agricultura.it per far conoscere i propri prodotti e servizi.
Un grazie commosso va a tutti voi lettori che ci seguite quotidianamente su questa testata (fondata nel 2001), sulle nostre pagine social. E’ stato l’anno dei record per agricultura.it: proprio con dicembre abbiamo superato un traguardo nuovo di lettori. Non è questo tuttavia che ci spinge ad andare avanti: lo stimolo più grosso è l’interazione, che cresce, con il mondo dell’agricoltura e con voi lettori stessi.
Grazie quindi ad ognuno di voi e continuate a far crescere l’informazione, anche con le critiche che abbiamo sempre raccolto e cercato di trasformare in miglioramenti.
Non ci siamo mai fermati. E non ci fermeremo. Continueremo ad essere una voce dell’agricoltura italiana e del made in Italy, ogni giorno.
Diamo quindi fuoco a questa pira, che il sega la vecchia abbia inizio e che sia un 2024 “prosperoso” per tutti.