Stefàno (Puglia), vola l’export e giovani in crescita. Pac sconvolgente

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Puglia Dario Stefàno (e coordinatore Conferenza delle Regioni)

Assessore Stefàno, che 2011 è stato per l’agricoltura della sua regione, faccia un breve bilancio.

Quello dell’anno che sta per chiudersi è un bilancio senza dubbio positivo per la Puglia, per una serie di ragioni che ci vedono non solo capaci di resistere ad una congiuntura internazionale straordinariamente critica, ma anche di tenere testa all’assenza di una politica agricola nazionale che il Governo tarda a delineare. La Puglia, infatti, continua a trainare l’export dell’agricoltura. Questo conferma il mio giudizio su un comparto solido, capace di contribuire da protagonista alle perfomance dell’export del sistema Puglia che continua a registrare un trend straordinariamente positivo: non solo miglioriamo rispetto allo scorso anno, ma addirittura superiamo i valori pre-crisi del 2008. Con un  +20,4% nei primi 9 mesi del 2011 la Puglia registra il risultato migliore in Italia dopo la Sicilia (+22,6%), particolarmente rilevante se si considera che l’aumento nazionale si ferma a 13,5%, mentre la media del Mezzogiorno (8 regioni) è del 14,3%, dell’Italia centrale è del 13,7, dell’Italia settentrionale di poco più del 13%. In questa prospettiva appare ottimo, dunque, il + 16,2% dei “prodotti alimentari e bevande”, dove la parte da leone è svolta dalla produzione e commercializzazione estera delle nostre produzioni vitivinicole di qualità, fiore all’occhiello del sistema economico e produttivo pugliese. Come pure è straordinariamente significativo il + 7,9 %  dei prodotti dell’agricoltura, a conferma di un trend tutto in ascesa dei prodotti che fanno grande il nome della nostra regione nel mondo: dall’ortofrutta, alla produzione di olive ed olio extravergine, all’uva da tavola. A ciò aggiungerei anche la straordinaria capacità di reazione del nostro sistema agricolo, che si manifesta anche nell’attuazione del nostro PSR e i segnali importanti di un ritorno di attenzione delle nuove generazioni verso l’agricoltura.

Cosa le piace e cosa non le piace della proposta di riforma della Pac, presentata recentemente (12 ottobre) dalla Commissione Europea, per quanto riguarda la sua regione? 

Mi riesce difficile rintracciare ciò che può piacere nell’attuale proposta di riforma, giacché gli elementi di criticità sono sin troppo rilevanti e, riferiti al sistema Puglia, addirittura  sconvolgenti. Penso, ad esempio, al fatto che la proposta inquadra tutto il “greening” introducendo meccanismi che alimentano le complicazioni burocratiche, anziché risolverle, ed escludono le colture arboree: questo naturalmente assume carattere di evidente criticità per una regione come la Puglia la cui traccia principale è proprio data dalla coltura arborea. Non a caso siamo la prima regione per produzione di olive da olio, giusto per fare un esempio. L’applicazione delle nuove regole ambientali dei pagamenti diretti previsti nella nuova Pac comporterebbe, quindi, un danno per la sostenibilità economica delle aziende pugliesi, ma anche per la sostenibilità ambientale, a causa della conseguente (paradossale) "spinta" all’abbattimento di ulivi, che hanno funzione ambientale di molto superiore ai pascoli del nord Europa. Di recente abbiamo registrato una apertura del Commissario Ciolos a rivedere questo aspetto, che auspichiamo si traduca nei provvedimenti legislativi della prossima Politica agricola comunitaria.

Quali sono i principali punti di forza e le maggiori criticità della “sua” agricoltura?

I punti di forza sono rappresentati, senza dubbio, da un elemento fortemente identitario dell’agricoltura pugliese, quale tradizione produttiva, che è anche sociale e culturale, avendo disegnato geneticamente le nostre comunità. Un aspetto, questo, che conferisce al comparto, agli operatori ed ai nostri agricoltori una sapienza ed una capacità riconosciute in tutto al mondo. A questo vi è da aggiungere la qualità dei nostri prodotti agroalimentari e la relativa sicurezza alimentare che hanno reso la Puglia un vero e proprio brand riconoscibile ormai da anni a livello internazionale. Tant’è che, purtroppo, i nostri prodotti sono vittime di una concorrenza sleale spietata da parte di produzioni provenenti da Paesi Terzi – dove non vigono norme e standard altrettanto rigidi – che una volta varcato il confine sfruttano l’appeal che indubbiamente i nostri prodotti evocano, per gusto e qualità. La Puglia in questo senso rappresenta una delle regioni più esposte al danno dell’Italian Sounding. Riguardo alle criticità del comparto, invece, bisogna dire che permane ancora una eccessiva frammentazione delle imprese, per lo più microimprese a conduzione essenzialmente familiare, un eccessivo indice di senilizzazione ed una poco incisiva propensione ad una logica di filiera. Va anche affermato, però, che è ormai in atto un processo inverso, una vera e propria rivoluzione “culturale” ed operativa che nel medio termine porterà, senza dubbio, i suoi frutti: sempre più imprese sono attive in progetti di aggregazione, che abbiamo finanziato con le risorse del Psr attraverso strumenti innovativi quali i cosiddetti Pif, cioè appunto i Progetti Integrati di Filiera. Emerge forte una volontà di operare con spirito di squadra e di applicare in loco una logica di filiera capace di  trattenere sul territorio ogni singolo anello della catena di produzione del valore. Inoltre, possiamo dire di aver avviato una vera e propria fase nuova in tema di ricambio generazionale, poiché i giovani pugliesi, in quantità sempre crescente, si riavvicinano al settore: basti citare gli oltre 2000 giovani che hanno scelto di diventare imprenditori agricoli, partecipando ai bandi regionali o agli oltre 500 nuovi iscritti alla Facoltà di Agraria di Bari, che registrano un vero e proprio record nell’ultimo ventennio. Ma questo è solo l’inizio, ne sono certo.

Fra i problemi del mondo agricolo la forse eccessiva burocrazia: quali sono le principali azioni fatte in questa direzione e quelle in programma? 

La eccessiva burocrazia rappresenta una criticità piuttosto evidente, purtroppo però i processi dipendono molto spesso da normative nazionali, rispetto alle quali non siamo nelle condizioni di operare sempre come vorremmo. Ci siamo adoperati però, ad esempio, nel concordare con Agea modalità operative in grado di snellire gli appesantimenti burocratici che si incrociano con la attuazione del PSR. Come pure, nella manovra di bilancio preventivo 2012 della Regione Puglia, abbiamo inserito un importante provvedimento di trasferimento di funzioni istruttorie in testa ai CAA che ci consentono, da un lato, di avvicinare i servizi al territorio, dall’altro, di alleggerire l’attività della Regione, che dovrebbe concentrarsi sempre più su attività di legislazione, programmazione e controllo.

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura della Puglia.

Mi sento di dare un bell’otto, motivato essenzialmente da due aspetti fondamentali. Il primo: la straordinaria capacità di tenuta del sistema agricolo di fronte ad un quadro internazionale così critico. Secondo: l’altrettanto straordinaria forza di una sapienza produttiva che continua a renderci noti in tutto il mondo.

Lorenzo Benocci

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