VENTURINA (LI) -“Il prezzo del pomodoro che le industrie hanno liquidato al produttore è di 15 centesimi al chilo, mentre il costo di produzione dell’azienda agricola dalla messa a dimora del seme fino alla raccolta (con le spese di luce, acqua, gasolio, concimi, fertilizzanti) ammonta a 9.800 euro a ettaro, per un costo al chilo di poco più di 12 centesimi”.
Insomma, i conti, nella filiera del pomodoro da industria toscana, non tornano. A sottolinearlo, in una zona vocata alla coltivazione del pomodoro da industria come la provincia di Livorno, è Sandro Barsotti, produttore di Venturina e vicepresidente di Asport.
“Significa – spiega Barsotti – che al produttore rimane un netto di 2 centesimi e mezzo. Ma quello stesso prodotto, acquistato sotto forma di passata di pomodoro da 700 grammi in qualsiasi supermercato costa 2 euro e 10 centesimi, ovvero 3 euro e 15 centesimi al chilo”.
La marginalità che resta al produttore non è sufficiente a compensare sacrifici e fatiche e tantomeno a dotarsi di manodopera, peraltro quasi irreperibile, in relazione ai costi di produzione che invece sono sempre più alti.
Una situazione che sta portando allo stremo gli agricoltori come gli stessi consumatori il cui carrello è sempre più pesante.
“Dobbiamo difendere il lavoro degli agricoltori- sottolinea Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria – e al tempo stesso la qualità del cibo da portare sulle nostre tavole. Scarso reddito, carburante, costi di produzione, la nuova Pac, sono solo alcuni dei temi sui quali chiediamo venga posta attenzione da parte della politica, perché così è impossibile andare avanti”.