ROMA- “La sottoutilizzazione e l’abbandono degli impianti olivicoli italiani sono una vera e propria emergenza alla quale è necessario porre rimedio, non solo per aumentare la capacità produttiva nazionale e perseguire la finalità della sovranità alimentare, ma anche per consentire alla millenaria coltura dell’olivo di esplicare le diverse funzioni ambientali, territoriali, paesaggistiche, economiche e sociali”.
Con queste parole Gennaro Sicolo presidente di Italia Olivicola commenta i risultati di un’analisi eseguita dalla propria organizzazione che ha studiato il fenomeno dell’abbandono degli oliveti e della gestione con pratiche colturali minime e tali da non sfruttare appieno le potenzialità della coltura. Secondo i dati stimati da Italia Olivicola, ci sono oggi in Italia almeno 200.000 ettari di oliveti in stato di totale abbandono ed oltre 300.000 gestiti con pratiche di puro mantenimento e tali da assicurare produzioni molto basse, con accentuata variabilità da un anno all’altro e con una scarsa resilienza nei confronti dei fenomeni avversi come gli eventi climatici e le fitopatie.
La ricognizione di Italia Olivicola ha individuato 4 macro categorie di impianti:
1. gli oliveti completamente abbandonati e ormai classificati come bosco, ai sensi del testo unico
per le filiere forestali (art. 3, commi 3 e 4 del decreto legislativo 34/2018);
2. gli oliveti in stato di abbandono e in transizione verso il bosco;
3. gli oliveti in coltivazione, con metodi produttivi più o meno efficaci, completi e continuativi,
ma non rientranti nei fascicoli aziendali della PAC;
4. gli oliveti in coltivazione, inseriti nei fascicoli aziendali della PAC, utilizzati dal conduttore
per l’accesso ad una o più delle diverse forme di sostegno pubblico.
“È arrivato il momento, ha affermato Gennaro Sicolo, di porre un freno a questa deriva. Per tale ragione, Italia Olivicola ha scritto agli assessori all’agricoltura delle Regioni e delle Province autonome italiane chiedendo di attivare dei tavoli di lavoro mirati, per trovare una soluzione strutturale, mettendo insieme i diversi strumenti di politica agraria previsti nell’ambito della PAC e negli interventi regionali e nazionali. Il fenomeno dell’abbandono olivicolo, ha concluso Sicolo, va affrontato con progetti su scala territoriale, utilizzando anche il sistema delle piccole e medie organizzazioni di produttori che in questo modo potrebbero trovare un’occasione propizia per il rilancio e il consolidamento del loro ruolo all’interno della filiera”.