“Finalmente è stato colmato un vuoto normativo che impediva ai produttori di vino biologico di poter utilizzare il logo europeo. Si è concluso un lungo iter, iniziato nel luglio 2009 che ha visto l’Italia giocare un ruolo da protagonista sia nel supporto scientifico alla Commissione, attraverso la realizzazione di appositi programmi di ricerca, sia nella mediazione con gli altri Stati Membri. La proposta di Regolamento approvata oggi rappresenta certamente un compromesso, ma è un risultato importante il fatto che la Commissione sia venuta incontro alle richieste avanzate dai Paesi mediterranei, che sono riusciti, durante la lunga trattativa, ad esprimere posizioni comuni”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha commentato la decisione del Comitato per la regolamentazione sull’agricoltura biologica dell’Unione Europea (SCOF Standing Committee on organic farming) che ha dato parere favorevole alla proposta di regolamento per la produzione di vino biologico. “Il regolamento che verrà pubblicato a breve – ha concluso il Ministro Catania – credo possa ritenersi un primo importante passo per soddisfare le esigenze dei produttori italiani e dei consumatori. Un punto di partenza dal quale, continuando il proficuo lavoro svolto dall’Amministrazione e di intesa con le Organizzazioni di produttori del settore, sarà possibile effettuare in futuro le revisioni ed integrazioni che si renderanno necessarie”.
Manzato (Veneto): serve più coraggio – “Finalmente avremo in Europa il Vino Biologico certificato, e non più solo il Vino ottenuto da Uve Biologiche. La distinzione potrebbe apparire ai più una questione di lana caprina; è invece sostanziale, anche se a mio avviso arriva con un certo ritardo e con effetti che temo saranno limitati e forse fuorvianti”. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, ha salutato con queste parole l’approvazione da parte del Comitato permanente per la produzione biologica (SCOF) delle nuove norme dell’UE per il “vino biologico”, che saranno pubblicate a breve nella Gazzetta Ufficiale. “Per la prima volta in Europa – ha aggiunto Manzato – è stata abbattuta una barriera forte all’interno del ‘lobbismo enologico’, che non vedeva di buon occhio l’introduzione di distinzioni di questo tipo. I produttori che avevano intrapreso convintamente la produzione di uve biologiche attendevano da tempo questo pronunciamento, che consentirà di pasticciare meno con le definizioni in etichetta. Però secondo me la decisione finale poteva essere un po’ più coraggiosa, più ampia e sicuramente più tempestiva”. “Il problema in generale era il seguente: date le uve certificate biologiche, occorreva definire parametri di lavorazione al cui interno potesse essere definito e certificato come biologico anche il vino, cioè il prodotto finale, rispetto a pratiche di cantine ordinarie che possono anche ‘snaturare la “biologicità” della materia prima. Considero questo un passo avanti fondamentale – ha affermato Manzato – benchè, per esempio, alcuni parametri di lavorazione indicati come biologici sono da noi assolutamente ordinari in tutti o quasi i vini di qualità, anche da uve ‘non biologiche’ (vedi la quantità massima di solfiti). Anche per questo, e nell’incertezza e nelle lungaggini quasi decennali del dibattito comunitario sulla questione, da noi qualche produttore ha intrapreso processi di produzione di uve e vino di qualità che fossero per l’ambiente e per il consumatore una garanzia anche maggiore rispetto alle procedure classificate ufficialmente come “biologiche”, rinunciando alla classificazione. Mi risulta inoltre che non tutto il vino che in Europa viene proposto come di origine biologica sia anche di alta qualità e piacevolezza, con il rischio di un generale posizionamente verso il basso di questi vini”.
Soddisfazione mondo cooperativo – Da tempo Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital, assieme al Copa-Cogeca, visto il proliferare dei sistemi di certificazione privati, sostenevano l’urgenza di un’armonizzazione della normativa europea in tema di vino biologico.
Per questo salutano con favore il voto del Comitato permanente sull’agricoltura biologica dell’Unione europea che qualifica e modifica la proposta di regolamento elaborata dalla Commissione. «Accogliamo con particolare soddisfazione la decisione del Comitato permanente di bocciare la proposta della Commissione nella parte in cui intendeva legare il livello di solfiti ammissibile alla zona di produzione, il che avrebbe creato evidenti gap competitivi tra una zona e l’altra dell’Ue – sottolinenano le centrali cooperative –. Nel Regolamento approvato dal Comitato si fa riferimento alle caratteristiche intrinseche del vino e, in particolare, al suo contenuto zuccherino, riprendendo una proposta avanzata dall’IFOAM e fin da subito sostenuta dal nostro Paese». La possibilità di andare oltre la definizione di “vino proveniente da uve biologiche” etichettandolo finalmente come “vino biologico” sarebbe fondamentale per soddisfare la crescente domanda dei consumatori, anche di Paesi terzi. Per queste ragioni Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital auspicano che la Commissione approvi rapidamente il regolamento offrendo ai produttori europei un valido strumento per rafforzare la propria presenza sui mercati interni e internazionali.