Per salvare l’agricoltura toscana non c’è più tempo da perdere. Per questo è necessario che le istituzioni, tutte, dal Governo, alla Regione Toscana, fino agli enti locali diano un’accelerata sulle priorità che ci sono da portare avanti. E’ quanto è emerso in occasione dell’assemblea regionale della Cia Toscana che ha visto la presenza del presidente nazionale Cia Giuseppe Politi.
Decreto “Salva Italia” colpevole –Sul banco degli imputati il Decreto “Salva-Italia” che sta affossando l’agricoltura italiana e quella toscana. Già da alcuni mesi la Cia Toscana, dopo l’ordine del giorno della Giunta regionale Cia, sta portando avanti una serie di iniziative: da dicembre sono state riunite le dieci direzioni provinciali, sono state convocate 45 assemblee territoriali, di cui 36 già svolte, alle quali hanno partecipato oltre 2.500 iscritti.
Le richieste della Cia – «La richiesta che facciamo è chiara – sottolinea il presidente Cia Giordano Pascucci – vogliamo risposte tempestive su tre emergenze: fabbricati rurali, estimi catastali dei terreni agricoli e sul caro-gasolio. Serve una correzione degli squilibri e delle iniquità, attraverso modifiche sostanziali su IMU, contributi previdenziali, aree svantaggiate e accise sui carburanti. E poi l’inserimento nel pacchetto di misure per la crescita, con interventi di sostegno specifico per il settore agricolo, attraverso interventi di promozione delle filiere agro-alimentari, investimenti in infrastrutture essenziali per le aree rurali, misure di semplificazione ed altri interventi a costo zero».
Imu penalizzante per il settore La Cia Toscana ha chiesto che venga rivista sia la misura riguardante l’Imu sui fabbricati rurali che sui terreni agricoli, i cui redditi domenicali hanno visto il moltiplicatore salire al 110. E’ una tassazione punitiva – afferma la Cia – perché penalizza il lavoro dell’agricoltore, lo colpisce negli strumenti indispensabili per svolgere adeguatamente la propria attività imprenditoriale. «Di ciò il Governo – prosegue Pascucci – deve rendersene conto, i produttori non possono operare in perdita, sarebbe un assurdo, vogliamo lo stesso trattamento degli altri settori produttivi. Sui beni strumentali non si applica l’Imu, le cantine, i fienili, le stalle, sono come le catene di montaggio della Fiat, non credo che le catene di montaggio siano imponibili. E poi spesso questi beni non sono più utilizzati, pensiamo alle stalle dismesse, ai fienili non più utilizzati. Si rischia una tassa che è più pesante sia del valore del fabbricato che dei prodotti e mezzi tecnici. Una autentica assurdità. E poi il gettito, è almeno 5 volte quello che si aspettavano. Gli spazi per intervenire ci sono tutti, per di più senza pregiudicare i conti pubblici o chieder ad altre categorie di farsi carico della nostra parte. La politica batta un colpo, per questo sollecitiamo le istituzioni, i partiti, il parlamento ad intervenire al più presto. Servono risposte valide e in tempi brevi, prima che si aprano contenziosi con i comuni». La Cia Toscana, anche in questi giorni, si sta attivando con una serie di incontri e contatti con gli organismi istituzionali, Governo e Parlamento, affinché si riveda in maniera adeguata il provvedimento dell’Imu e quello della rivalutazione degli estimi catastali dei terreni agricoli che vanno a colpire pesantemente gli agricoltori italiani. Le richieste della Cia sono ragionevoli e fattibili: escludere i beni strumentali; contenere i coefficienti di rivalutazione per iap e coltivatori diretti. «Non permetteremo – conclude Pascucci – che l’agricoltura venga sospinta nel baratro».
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