Coltivare la prosperità: il ruolo cruciale dei materiali ‘bio-based’ nella trasformazione dell’agricoltura del futuro

Ripalta Arpina (CR) –  Mentre la comunità globale si trova ad affrontare le sfide del cambiamento climatico, dell’esaurimento delle risorse e della crescita della popolazione, il settore agricolo è in prima linea nella ricerca di soluzioni sostenibili per aumentare la sua resilienza, continuando a garantire l’approvvigionamento di cibo.

I materiali “bio-based”, derivati da risorse rinnovabili come colture e biomassa, stanno emergendo come forza trasformativa nel panorama agricolo, per uno sviluppo sostenibile del settore, in grado non solo di aumentare l’efficienza delle risorse impiegate ma anche la prosperità delle comunità rurali.

Il recupero e la valorizzazione di questi materiali seguono i principi del modello di economia circolare, finalizzato a ridurre al minimo lo spreco di risorse, contribuendo a un paradigma economico più resiliente. Tutto questo concorre a ridurre l’impronta di carbonio rispetto ai materiali convenzionali, aiutando a mitigare l’impatto ambientale associato all’estrazione delle risorse e alla produzione di materiali a base di petrolio, sostenendo il settore agricolo e portandolo a svolgere un ruolo chiave nella mitigazione del cambiamento climatico.

A sottolinearlo è Daniel El Chami, ricercatore di Timac Agro Italia, sul ruolo in agricoltura dei materiali derivanti da risorse rinnovabili come colture e biomasse.

Il recupero e la valorizzazione dei materiali “bio-based” sono settori emergenti che hanno ricevuto un significativo impulso con il fondo “next generation EU”: la loro espansione creerà nuove opportunità di lavoro, stimolando le economie locali. Questo approccio di produzione di materia prima è decentralizzato e può agire anche per migliorare la resilienza dei modelli di sviluppo locali.

D’altronde, nell’ottica delle politiche del “Next Generation EU”, in particolare la strategia “Farm-to-Fork” e “Soil Health”, i materiali “bio-based” hanno un ruolo fondamentale in quanto spesso contengono un’elevata matrice organica che, restituita al suolo, agisce positivamente sulla sua salute, migliorando la fertilità.

Per accompagnare questa trasformazione, TIMAC AGRO Italia ha aperto dal 2015 una linea di ricerca dedicata all’economia circolare, per il recupero e la valorizzazione dei nutrienti dalle diverse tipologie di scarti sul territorio Italiano. Questo impegno ha avviato una serie di progetti di ricerca in collaborazione con diversi centri di eccellenza e atenei italiani, generando opportunità di borse di studio per i giovani, rispondendo anche all’SDG4 dell’Agenda ONU 2030.

In questo contesto si colloca la recente partecipazione di TIMAC AGRO al progetto PHOSTER (recupero di fosforo e magnesio dai flussi di rifiuti per la produzione di fertilizzanti rinnovabili di alto valore), coordinato dal Politecnico di Milano e svolto nel quadro di un consorzio internazionale, finanziato dal programma ERAMIN3, una rete globale paneuropea, cofinanziata di organizzazioni di finanziamento della ricerca e supportata dal programma Orizzonte dall’Unione Europea.

Il progetto è stato avviato con l’obiettivo di fornire una soluzione di economia circolare sostenibile per il recupero di minerali e metalli secondari dai fanghi e dai sottoprodotti delle acque reflue nell’industria mineraria per sostituire le materie prime critiche quali fosforo e magnesio, materie prime vergini utilizzate nella produzione di fertilizzanti. Nel suo terzo anno, il progetto è riuscito a fornire la materia prima seconda che TIMAC AGRO Italia sta analizzando con lo scopo di verificare la sua qualità,  che dovrebbe adempiere al nuovo regolamento (UE) 2019/1009, che stabilisce norme relative ai prodotti fertilizzanti dell’UE. L’ultima fase consisterà in uno studio sul ciclo di vita (LCA) per poter confrontare questo materiale con quelli convenzionali.

In sintesi, i materiali “bio-based” hanno un immenso potenziale per trasformare il settore agricolo, che più di tutti gli altri subisce le incertezze climatiche e di mercato. La loro adozione non è solo un imperativo ambientale ma anche un passo strategico verso la costruzione di economie resilienti e diversificate. Con investimenti strategici, politiche di sostegno e sforzi di collaborazione, l’integrazione di materiali “bio-based” può tracciare un percorso verso una pratica agricola più sostenibile. Per arrivare a questo livello di maturità, bisognerebbe superare le seguenti sfide:

  • Supporto politico e sviluppo del mercato: le politiche governative dei paesi UE devono essere accompagnate dall’aggiornamento delle regolamentazioni e dalla loro attuazione e devono incentivare la produzione e l’utilizzo di materiali “bio-based” per la crescita del settore. Inoltre, sono necessari sforzi di sviluppo del mercato per creare domanda e garantire un loro posizionamento.
  • Sviluppo delle infrastrutture e delle catene di fornitura: l’infrastruttura per la produzione, la lavorazione e la distribuzione di materiali “bio-based” è ancora agli inizi. Costruire una solida catena di approvvigionamento che colleghi la domanda e l’offerta, è essenziale per garantire la disponibilità e l’accessibilità di questi materiali su scala europea e globale.
  • Percezione e consapevolezza: contestualmente, bisogna educare la società a superare lo scetticismo e promuovere la consapevolezza tra agricoltori, consumatori, imprese e politici. Molti percepiscono ancora i materiali “bio-based” come sperimentali o avveniristici: cambiare questa percezione è vitale per la loro diffusa accettazione.

 

 

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