ROVIGO – Tra un paio di settimane inizieranno le semine del mais in Polesine, ma gli agricoltori sono ancora incerti sul da farsi.
Le quotazioni in forte diminuzione, a causa dell’invasione di prodotto ucraino sui mercati, e l’aumento dei costi di produzione stanno, infatti, allungando i tempi delle scelte, anche se uno spiraglio di luce è arrivato dall’Europa: il Parlamento ha votato a favore dell’attivazione di misure di salvaguardia nel caso di ulteriori aumenti delle importazioni dall’Ucraina.
“Siamo contenti di questa azione di tutela del mercato europeo, che include frumento tenero, mais, orzo e avena nell’attivazione automatica del sistema di misure di salvaguardia – sottolinea Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -. Grazie all’azzeramento dei dazi, infatti, gli arrivi in Italia di grano tenero ucraino sono quadruplicati nel 2023 rispetto al 2021 e le importazioni di mais triplicate. Le consistenti esportazioni di cereali verso l’Ue hanno contribuito all’abbassamento dei prezzi pagati agli agricoltori, creando distorsioni all’interno del mercato comunitario. In Polesine, dove siamo grandi produttori di mais, il nostro prodotto rischia di rimanere nei magazzini, con conseguenti costi aggiuntivi per lo stoccaggio, o di essere svenduto. Il commerciante va dove trova le migliori condizioni economiche: non gli interessa che il mais o il grano siano italiani o ucraini. Se questo accordo consentirà il progressivo rallentamento delle importazioni, le nostre produzioni troveranno un po’ di respiro: per quanto riguarda il grano, per la prossima raccolta di luglio i prezzi potrebbero rialzarsi”.
Per quanto riguarda il mais, gli agricoltori restano ancora in attesa. “Giorno dopo giorno si guardano i prezzi del mercato per capire se mantenere i piani di semina – chiarisce Ballani – o indirizzarsi verso altre colture come soia, sorgo o girasole, che hanno costi di produzione minori. Se la prossima settimana non si vedranno segnali di miglioramento, è probabile che il mais vada verso una contrazione delle superfici. Perciò bisogna che, dopo questo primo passo, l’Europa prosegua con un sistema di azioni che riesca a condurre verso un prezzo più congruo delle nostre commodity, in linea con l’alta qualità delle stesse.
Bisogna far valere il principio della reciprocità commerciale, vietando le importazioni di prodotti che non rispettano le regole Ue ed evitando accordi come quello con il Mercosur, i Paesi del mercato comune dell’America del Sud, che prevedono agevolazioni per prodotti come le carni, il riso e lo zucchero”.