Inaugurato il 259esimo anno dei Georgofili, Pac e cambiamenti climatici in primo piano

Inaugurato quest’oggi a Firenze il 259esimo anno accademico dell’Accademia dei Georgofili. La relazione annuale che il presidente Franco Scaramuzzi ha svolto per l’inaugurazione ufficiale , è stata dedicata a valutazioni sulla PAC “Europa 2020” emerse nel corso delle adunanze pubbliche che l’Accademia ha dedicato all’argomento. In un sintetico quadro generale, sono state evidenziate analisi critiche sulla tendenza della PAC a sostenere il ruolo ambientalista dell’agricoltura più che quello produttivo. Sono stati sollevati dubbi sulla politica di sviluppo rurale che non manca di creare confusione e anche problemi che si ripercuotono su quello agricolo. E’ stato discusso lo strumento della “condizionalità”, che la PAC usa come vincolante metodo indiretto di reale pianificazione. L’attenzione è stata richiamata sugli oneri burocratici che la PAC crea per l’Europa, per i singoli Stati membri e per gli stessi agricoltori che beneficiano dei sostegni finanziari. Scaramuzzi ha auspicato un atteggiamento meno passivo nei confronti della PAC ed una più approfondita riflessione, non solo sui particolari dei singoli provvedimenti ma, “alzando la testa e lo sguardo”, per verificare se la realtà della politica agricola europea sia consona ai dinamico ed ineludibile contesto globale.

Cambiamenti climatici – “ Cambiamenti climatici e agricoltura del futuro: una rivoluzione“smart”, questo è il titolo della prolusione che il prof. Giampiero Maracchi ha svolto per l’inaugurazione ufficiale del 259° anno accademico  dei Georgofili. Il Prof. Maracchi ha evidenziato come il terzo millennio sia iniziato con una crisi, strutturale e non congiunturale, climatica, ambientale, alimentare, economica, politica ed anche etico-morale, che richiede risposte dettate da riflessioni di ampio respiro. La crisi climatica determinata dall’aumento dei gas ad effetto serra si concretizza nell’aumento della intensità delle piogge e nei conseguenti eventi alluvionali, nelle persistenti siccità ed aumento delle aree aride del mondo, nelle ondate di calore ed anche nelle ondate di freddo. L’insieme di questi fenomeni estremi dipende da quanto petrolio abbiamo consumato nel secolo scorso e richiede quindi una revisione del modello di sviluppo legato alla cosiddetta globalizzazione. L’agricoltura in questo contesto gioca un ruolo rilevante perché da un lato, pur contribuendo all’effetto serra con i macchinari che utilizza, attraverso le piante assorbe l’anidride carbonica dell’atmosfera in misura 4 volte superiore a quanta ne produce (peraltro solo il 13% del totale). Maracchi ha ribadito che l’agricoltura diviene sempre più necessaria per garantire la sicurezza alimentare. Può risolvere molti altri problemi come quello della disponibilità di materie prime (l’amido da cui si produce la bioplastica) o le fibre tessili o la produzione di energia alternativa, in varie forme. Fortunatamente, ha sottolineato Maracchi, vi sono segnali generali di un cambiamento globale di rotta rispetto al ruolo dell’ agricoltura; come si evidenzia con la presa di posizione di autorevoli personaggi o dal documento preparato dalla recente Conferenza di Cancun sui cambiamenti climatici.
                                                                                 

 

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