BASTIA UMBRA (PG) – Ad Agriumbria lo sfogo del presidente dell’Associazione italiana allevatori, Roberto Nocentini, sulla demonizzazione che, a suo avviso, starebbe colpendo il settore delle carni.
L’Italia si conferma infatti, tra quelli in Europa, il Paese con un consumo pro capite di carne inferiore alla media continentale. Ma le nuove tendenze impongono una riflessione sul futuro della dieta mediterranea. A dirlo, in occasione della inaugurazione di Agriumbria, è l’Osservatorio consumi di carne della fiera in corso a Umbriafiere fino al 7 aprile.
Dati di consumo in calo in Italia, cresce nel mondo. Secondo l’ultimo rapporto Ismea, nel 2023 il consumo di carne in Italia si è attestato a 79 chilogrammi pro capite, in calo del 2% rispetto all’anno precedente. Una tendenza positiva si consolida negli ultimi anni, con una diminuzione complessiva del 7% dal 2010 quando i chili pro-capite erano 84.
A trainare il calo sono soprattutto le carni rosse, in particolare bovina (-4%), che rimane quella più consumata in Italia, e la suina (-3%), mentre la carne bianca registra una leggera crescita (+1%). Se invece si guarda al consumo globale di carne è in aumento. Si stima che nel 2023 abbia raggiunto 354 milioni di tonnellate, con una crescita del 22% rispetto al 2010. La carne più consumata al mondo è quella di pollo seguita da carne suina e bovina.
I motivi del calo dei consumi. Diverse cause concorrono al calo del consumo di carne in Italia. Tra queste quelle di una maggiore attenzione alla salute e al benessere. Cresce infatti, la convinzione, che per alcuni è consapevolezza, che un’eccessiva assunzione di carne rossa può avere effetti negativi sulla salute. Poi c’è la questione ambientale. L’idea diffusa è quella che tutti gli allevamenti siano di tipo intensivo e vengono considerati un fattore di inquinamento e di emissione di gas serra. A pesare poi, viste le spinte inflazionistiche e dei costi di produzione, a pensare c’è l’aumento dei prezzi: il costo della carne è in aumento, soprattutto per le carni rosse di alta qualità. A questo si aggiunge la sempre maggior diffusione di alternative vegetali. Si moltiplicano, infatti, le proposte di prodotti vegetariani e vegani, sempre più gustosi e accessibili.