ROMA – “Duro colpo per la suinicoltura e la salumeria italiane, che stanno attraversando uno dei periodi più bui degli ultimi anni. Con il ritrovamento di un cinghiale infetto alla PSA, la Peste Suina Africana, nelle zone dell’Emilia-Romagna a più alta vocazione suinicola, sono state allargate le aree di restrizione, mettendo in forte crisi le aziende che esportavano in paesi come il Canada e gli Stati Uniti. A causa dell’immobilismo del governo in questi ultimi anni nel gestire la situazione di emergenza, è successo quello che tutti temevano: gli USA hanno chiuso le importazioni di salumi italiani.
È un disastro al rallentatore quello che sta colpendo il settore suinicolo, con l’aggravante che tra un colpo e l’altro non si vedono inteventi puntuali. Solo azioni in ritardo di sei mesi. Sono settimane che ripetiamo che, in questo momento, la priorità deve essere di diplomazia alimentare: il caso Peste Suina Africana è molto diverso dall’aviaria.
Sono mesi che non si rileva un suino infetto e anche prima il grosso era concentrato nei rifugi degli animalisti, trasformatisi in campi di morte e sofferenza per i maiali. Oggi ci troviamo di fronte all’assurdo che stiamo mettendo in quarantena la zona del Prosciutto di Parma per alcune carcasse di cinghiale, mentre i maiali sono controllati come non mai e sani come sempre.
Ci vuole un intervento a livello internazionale, possibilmente dell’Unione Europea, per riaprire mercati chiusi senza una logica e con zelo burocratico eccessivo. Chiediamo su questo un impegno chiaro dai molti candidati al Parlamento Europeo.”
Lo scrive in una nota Assosuini.
Iscriviti alla newsletter di Agricultura.it
Iscriviti alla newsletter di Agricultura.it per ricevere gli aggiornamenti sulle ultime notizie dal mondo rurale.