Europee agricoltura. Un Green deal ‘dal cuore rosso’ è la proposta del PD per le elezioni

ROMA – Il Partito Democratico (PD) inserisce i temi legati all’agricoltura nel più ampio capitolo della “sostenibilità” che nel programma presentato “L’Europa che vogliamo” occupa un discreto spazio. Cambiamento climatico, utilizzo mirato dei fitofarmaci, ma anche il tema dei prezzi agli agricoltori e la loro sostenibilità economica e il benessere degli animali.  Il tutto con una finalità, un “green deal dal cuore rosso”.

Analizziamo le proposte dei singoli partiti nei loro programmi elettorali, in vista delle elezioni europee l’8 e 9 giugno.

Ecco di seguito il programma integrale del Partito Democratico (PD).

Sostenibile

Dobbiamo avere la consapevolezza che l’emergenza climatica non colpisce tutte e tutti
allo stesso modo. Come è stato con la pandemia, sono le fasce già impoverite dalla crisi
economica e dalle diseguaglianze sociali a subirne maggiormente le conseguenze. Questa
consapevolezza sta alla base dell’Agenda 2030 coi suoi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che coniugano e tengono insieme queste sfide. Lo dice bene anche l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco dicendo che “il grido della Terra è il grido dei poveri”, sviluppando il concetto di ecologia integrale.
Vogliamo “un Green Deal dal cuore rosso”, perché giustizia sociale e giustizia climatica sono
inscindibili. Servono incentivi e un grande piano di risorse per accompagnare lavoratrici,
lavoratori e imprese in questo ineludibile cambiamento. Dobbiamo rafforzare il bilancio
europeo anche per aumentare il sostegno a una transizione giusta e dare un segnale chiaro: la destra nega il cambiamento climatico e ci porta al disastro, e saremo noi che prenderemo per mano i più vulnerabili e accompagneremo lavoratrici e lavoratori, famiglie e imprese attraverso questo cambiamento. Per salvare il futuro e ridistribuire i benefici delle transizioni.

Per una nuova politica energetica
Le conseguenze della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina e le tensioni internazionali rendono ancora più pressante la necessità di accelerare al massimo il processo verso l’autonomia energetica europea. Nel solco del Green Deal e degli accordi internazionali della COP28 occorre costruire strumenti per la decarbonizzazione del sistema energetico attraverso i driver dell’efficienza, dell’elettrificazione dei consumi, del potenziamento delle reti, dell’investimento massiccio nella produzione dalle fonti rinnovabili. Serve una strategia energetica accanto alla strategia industriale per la costruzione delle filiere tecnologiche a supporto dei cantieri della decarbonizzazione. Servono politiche fiscali adeguate, nuovi investimenti verdi coordinati a livello comunitario, concedendo flessibilità di intervento agli Stati membri e prevedendo restrizioni o agevolazioni al credito per le industrie in base all’impegno in processi di trasformazione green, in piena applicazione del principio “chi inquina, paga”. Vogliamo semplificare le procedure per gli aiuti alla decarbonizzazione dei processi industriali, in particolare sui settori hard to abate. Serve potenziare gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, così come nelle competenze e i saperi indispensabili ai lavoratori nella transizione.

Per guidare la lotta al cambiamento climatico

L’Europa deve consolidare e mantenere alta la leadership mondiale nel contrasto all’emergenza climatica, non solo perché è giusto e serve al pianeta e alla nostra salute, ma perché chi nega i cambiamenti finirà per subirli e farli subire ai più fragili. Se non investiamo su innovazione, sostenibilità, ricerca, competenze, green economy, altre aree del mondo assumeranno la leadership in questi campi.

Non possiamo rinunciare all’ambizione e al dovere di affrontare il cambiamento climatico, anche in virtù della nostra responsabilità storica in tal senso, per preservare la salute dell’ecosistema e non far pagare il prezzo di un modello di sviluppo insostenibile alle generazioni future. L’ormai evidente correlazione tra eventi alluvionali e crisi climatica, tra consumo di suolo e danni da eventi estremi deve condurre necessariamente a riflettere su un vero cambio di paradigma in relazione all’adattamento dei territori a partire dal modo di affrontare il rischio idro-geologico, come restituire spazio ai fiumi, sulla scia degli interventi

Next Generation EU di Spagna, Francia e Germania.

Bisogna rafforzare la direttiva europea sul monitoraggio del consumo di suolo e adottare una legge che contrasti il consumo di suolo in Italia. Al fine di creare sinergie territoriali e tra i diversi livelli istituzionali, locali, nazionali ed europei, vanno istituiti dei distretti del suolo e le rispettive autorità competenti per il monitoraggio dello stato del suolo attraverso una valutazione basata su criteri oggettivi, con valenza scientifica.

Proponiamo la creazione di un’Agenzia europea per la manutenzione e la cura del territorio, l’adattamento ed il contrasto al dissesto idrogeologico al fine di coordinare tutti gli interventi in una struttura facilmente individuabile che possa rappresentare un punto di riferimento in materia. L’ambizione della Nature Restoration Law non va abbandonata, ma rafforzata attraverso i necessari strumenti di attuazione, per la protezione proattiva della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e acquatici.

Per promuovere l’agricoltura sostenibile In questi anni di svolta per il settore agricolo, il Partito Democratico ha giocato un ruolo chiave nel guidare e supportare politiche innovative e inclusive: partendo da una Politica Agricola Comune più verde, rinnovata nei contenuti e negli obiettivi, capace di promuovere pratiche agricole più sostenibili.
Abbiamo tutelato le nostre eccellenze con la riforma delle indicazioni geografiche e abbiamo
voluto maggiore trasparenza nei confronti del consumatore lungo tutta la filiera. Nei prossimi anni sarà fondamentale continuare questo percorso: non ci deve essere opposizione fra ambiente e cibo, agricoltori e pianeta.

Vanno favoriti il sostegno complementare al reddito e il fondo mutualistico per la
stabilizzazione del reddito. Vogliamo invertire il gap generazionale nel settore agricolo, che
in Italia è sotto la media UE. Proponiamo di introdurre, o potenziare laddove già esistenti, piani pensionistici o pagamenti forfettari per imprenditrici e imprenditori del settore agricolo vicini al pensionamento che decidano di trasferire la loro azienda ad un giovane, servizi adeguati per transizioni, successioni, partenariati tra generazioni diverse di agricoltori e brokeraggio per l’acquisizione di terreni.

Dobbiamo affrontare il tema del giusto prezzo dei prodotti agricoli, e sviluppare meccanismi con cui attribuire il valore economico venendo incontro concretamente al malessere di molte agricoltrici e molti agricoltori, stretti tra la grande distribuzione e i rincari delle risorse. Non è sostenibile alcuna impresa in cui si è costretti a vendere a prezzi più bassi dei costi di produzione. Occorre lavorare sulla filiera per garantire una giusta redistribuzione del valore, continuando il lavoro avviato con la direttiva sulle pratiche commerciali sleali e impegnandoci per una maggiore trasparenza del prezzo. Lavoreremo affinché i prodotti locali e regionali siano riconosciuti e valorizzati, assicurando che i mercati non siano dominati da pochi grandi attori agroindustriali.

Negare l’emergenza climatica non aiuta a sostenere le imprese agricole, che sono tre le prime vittime degli eventi climatici estremi e del riscaldamento globale. Servono più risorse, ricerca e politiche mirate per accompagnarle nell’ innovare i processi e ridurre gli impatti negativi sul Pianeta. L’agricoltura può e deve diventare protagonista della transizione, che è indispensabile ma va resa anche conveniente.

Una riforma sistemica della PAC necessita di strumenti economici dedicati a valorizzare
l’adozione di comportamenti virtuosi. Accanto alla condizionalità che impone il rispetto della
normativa europea, occorre rafforzare la volontarietà potenziando il sistema degli eco-
schemi. È necessaria poi la semplificazione delle pratiche burocratiche, in particolare per le
piccole imprese che rischiano di essere tagliate fuori dai finanziamenti PAC. Ed è importante
proseguire nella direzione indicata dalla strategia Farm to Fork.

Le piccole agricoltrici e i piccoli agricoltori sono il cuore pulsante delle nostre tradizioni e della nostra cultura alimentare, custodiscono il paesaggio rurale e la diversità delle nostre campagne. Sosteniamo l’introduzione di un Fondo speciale per la transizione che sostenga chi innova sul piano tecnologico-scientifico e nuovi strumenti per l’accesso al credito di giovani e donne.

La nostra priorità è accompagnare la transizione dalle pratiche intensive verso pratiche
agricole sostenibili. Questo significa non solo promuovere l’agricoltura biologica, ma anche
ridurre drasticamente l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici che minacciano la nostra salute e l’ambiente e il benessere animale.

Maggiori fondi devono essere trasferiti alle piccole e medie imprese agricole, introducendo
forme di compensazione a favore di produttrici e produttori che hanno raggiunto criteri
soddisfacenti in termini di sostenibilità ambientale e impegno nel preservare la biodiversità.
La crisi climatica ha tra i molteplici risvolti negativi anche la distruzione di interi ecosistemi da cui dipende il sostentamento economico e alimentare di milioni di persone in tutto il pianeta. La loro protezione risponde dunque non solo ad una necessità ecologica e biologica ma anche economica.

Abbiamo l’occasione per lavorare concretamente per una maggiore inclusione sociale e per
la riduzione della marginalità lavorativa del settore agricolo: sviluppare pratiche di agricoltura sociale, rafforzare l’ascolto della piccola e micro-imprenditoria locale, limitare i comportamenti delle multinazionali riducono la biodiversità e incentivano distorsioni e pratiche negative.

Per la tutela degli animali

Anche in virtù di quanto appreso nel corso della pandemia e ascoltato l’allarme dell’organizzazione mondiale della sanità in termini di rischio zoonosi, nonché del preoccupante diffondersi dell’antibiotico – resistenza, crediamo sia giunto il momento di investire sulla transizione ecologica del settore zootecnico con la rimodulazione della PAC e lavorando ad una riforma della legislazione europea sul benessere animale.
Considerando la gravità degli allarmi della comunità scientifica sulle conseguenze dirette
dell’attuale modello per la salubrità dei territori, dell’ecosistema e delle persone, riteniamo
necessario istituire una delega alla tutela degli animali presso il Commissario alla Salute e
alla sicurezza alimentare. Serve inserire criteri e limitazioni di questa natura anche negli accordi commerciali internazionali al fine di tutelare le produzioni e le eccellenze territoriali.

 

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