Peste Suina, una guerra secondo Assosuini che chiede di “decinghializzare” l’Italia

ROMA – “Siamo in guerra. Ormai è chiaro: l’Italia è in guerra contro la PSA. Il Governo non sta ottenendo risultati, i Commissari Straordinari vanno e vengono. A questo punto ci resta una sola possibilità: affidarci ai cittadini e ai Comuni, soprattutto quelli in cui vi siano importanti concentrazioni di produttori di salumi e allevatori di suini, per eliminare quanti più cinghiali possibile. Nel minor tempo possibile! Sperando di essere ancora in tempo per evitare di venire tagliati fuori dall’export globale.

La Peste Suina Africana, infatti, utilizza i cinghiali come vettori e come bacino di riserva. Quando uno di questi animali muore, e capita fino al 95% degli animali infettati, la carcassa continua a contaminare il terreno per minimo 6 mesi. Se la morte avviene entro 500 metri da un allevamento il rischio contagio diventa altissimo. Lo Stato non sta riuscendo a ridurne il numero in maniera significativa. Bisogna lasciare spazio ai cacciatori e alle istituzioni locali.

Abbiamo, quindi, preparato una campagna di sensibilizzazione per tutti gli amministratori comunali che amano la nostra terra, le sue radici gastronomiche e sognano un futuro libero dalla PSA. Abbiamo pronta una mozione che impegni i sindaci dei Comuni ad attivarsi contro l’epidemia favorendo l’eliminazione dei cinghiali. Dobbiamo liberarci dai pregiudizi, alle ideologie e dalle paure se vogliamo far sopravvivere questa filiera economica. Assosuini c’è e sarà al fianco di chiunque vorrà impegnarsi in prima persona. Lo ribadisco: siamo in guerra, non c’è neutralità possibile. O si sta con la filiera suinicola o si sta con la Peste”.

Lo scrive in una nota Elio Martinelli, presidente di Assosuini.

Informazione pubblicitaria