Dopo che la natura ha azzerato esistenze, consuetudini, sistemi produttivi, è sempre dalla natura che occorre ripartire. Lo hanno testimoniato tre diverse realtà travolte dal terremoto ospitate dallo stand Slow Food Emilia Romagna al Salone del Gusto e Terra Madre di Torino durante la conferenza Cibo e agricoltura dopo il sisma. Emilia Romagna, L’Aquila e Fukushima, luoghi lontani e con caratteristiche diverse, ma accomunati dall’obbligo di ripensare il proprio rapporto con il cibo. Le risposte sono state molto differenti, ma le soluzioni altrettanto virtuose.
Giappone – A Fukushima si cercano prodotti anti radiazioni: «Coltiviamo riso e soia, prodotti che, abbiamo appurato scientificamente, non vengono contaminati dalle radiazioni. Inoltre, grazie alla solidarietà degli allevatori francesi di ostriche abbiamo riavviato gli allevamenti delle valve. Altre specie ittiche sono state salvate grazie al ritrovamento delle uova fra i relitti dei pescherecci. Il problema, però è che le persone hanno paura del cibo contaminato e fuggono» hanno raccontato Masayoshi Ishida vicepresidente di Slow Food Giappone e Akihiko Sugawara, fiduciario Slow Food della città di Kesennuma.
Emilia e Abruzzo – Anche in Emilia Romagna e Abruzzo si cercano soluzioni vicine alle esigenze del territorio. A L’Aquila è stato finalmente trovato l’accordo con il Comune per la realizzazione del Mercato della Terra. Ad annunciarlo, il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese, insieme all’assessore alle Politiche regionali d’Abruzzo, Mauro Febbo, e al presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) Filippo Rubei. Il mercato, che sarà realizzato nei prossimi mesi, sorgerà nell’area adiacente la stazione ferroviaria del capoluogo abruzzese su un terreno concesso in comodato d’uso gratuito dal Comune. Il progetto sarà concretizzato grazie alle risorse derivanti dalla raccolta fondi di Slow Food e Cia iniziata nel 2009 per un totale di 206 mila euro. Dopo circa un mese, da quel tragico 6 aprile, l’associazione assunse l’impegno di realizzare un progetto per contribuire alla rinascita della città, attivando una raccolta fondi per la realizzazione di un mercato contadino che ospitasse i produttori locali, dando così un’alternativa di acquisto agli aquilani rimasti e una prospettiva ai produttori locali. Solidarietà dei soci Slow Food a cui si è poi aggiunta quella dei soci della Cia, che, nel frattempo, aveva avviato una propria campagna per sostenere le aziende agricole danneggiate e consegnare loro un mercato: «La prima difficoltà che abbiamo avuto dopo i sisma è stato convincere gli agricoltori a seminare ancora, demolendo la credenza senza fondamento che i frutti della terra dopo il terremoto fossero velenosi. Ora il Mercato della Terra aprirà e per noi rappresenta un primo passo per avere di nuovo un rapporto diretto con il nostro territorio» ha raccontato Silvia De Paolis di Slow food Abruzzo e agronoma. «Un risultato importante – ha sottolineato il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese – che ha un valore in più perché la notizia della deliberazione della Giunta aquilana, arriva proprio nei giorni del Salone. Il mercato che realizzeremo a L’Aquila sarà parte attiva della nostra rete e metterà insieme i contadini e i casari della città ferita con quelli di tutto il mondo. Il nostro augurio è che L’Aquila torni a essere, al più presto, una città viva».
Danni da sisma – Anche a Finale Emilia, tra le città più colpite con oltre 600 aziende danneggiate, si respira aria di rinascita: fin dal primo momento imprenditori e agricoltori hanno chiesto «di ripartire al più presto », come ha sottolineato il sindaco Fernando Ferioli. Per fortuna, infatti, in Emilia l’annata agraria non è andata perduta, come testimoniano gli amministratori locali, anche grazie alla reciproca solidarietà. «Sono oltre 5000 le aziende danneggiate, per un danno di circa 2,5 miliardi di euro – ha sottolineato l’assessore regionale Tiberio Rabbonì – Abbiamo predisposto un bando per accedere ai finanziamenti per la ricostruzione delle strutture produttive agricole con un meccanismo del tutto nuovo improntato alla celerità e alla trasparenza». Fra le iniziative attivate da Slow Food Emilia Romagna in collaborazione con alcuni osti e agricoltori emiliani, ha avuto grande successo il progetto di raccolta delle pere giunte a maturazione che ha coinvolto quattro produttori di Finale Emilia aprendo loro nuovi canali distributivi. Queste pere, oltre ad essere in degustazione in questi giorni al Salone, sono in vendita a Eataly Torino.