Dal campo alla tavola: cinque lezioni dalla risposta al cambiamento climatico in Italia, Spagna e Portogallo

ROMA – Le aziende agroalimentari sono sempre più sotto pressione per adattarsi alle numerose sfide poste dal cambiamento climatico. In questo articolo, abbiamo messo in evidenza Spagna, Italia e Portogallo come casi di studio chiave.

Il loro status di fornitori chiave è a rischio. L’Agenzia Europea dell’Ambiente ritiene che i rischi del cambiamento climatico per la produzione agricola siano più urgenti e gravi nell’Europa meridionale. Per identificare le tendenze a lungo termine e i cambiamenti nella produzione e nel consumo, utilizziamo una serie di database sulla produzione di sei importanti colture nella regione (grano, uva da vino, olive, pomodori, arance e fragole), sulle aree di produzione, sul commercio, sul consumo delle famiglie e sui modelli meteorologici. Ecco le cinque lezioni chiave che abbiamo imparato da questo esercizio.

1.         Cambiamenti climatici, volatilità dei raccolti e rese agricole: non è tutto negativo

Le maggiori fluttuazioni della produzione per ettaro sono una preoccupazione per gli agricoltori e le aziende alimentari. Il cambiamento climatico agisce come catalizzatore di eventi meteorologici estremi, che potrebbero portare a maggiori oscillazioni della produzione.  Tuttavia, la nostra analisi mostra che le fluttuazioni delle rese non sono aumentate per la maggior parte delle colture se si confrontano serie di anni su un arco temporale di 50 anni. Per noi questo è un segno che, in generale, gli agricoltori sono stati in grado di adattare i loro sistemi di produzione. Tuttavia, gli eventi meteorologici estremi sono spesso regionali e le differenze di resa tra le regioni possono essere significative, soprattutto in Paesi geograficamente diversi come Spagna e Italia. L’alluvione in Emilia Romagna del 2023, che ha gravemente danneggiato la produzione di frutta della regione, ne è un esempio. Tali eventi comportano un rischio diretto di approvvigionamento per le aziende che si riforniscono principalmente da una determinata area. A ciò si aggiunge il rischio di prezzo per tutte le aziende quando una carenza regionale porta a una carenza generale. L’approvvigionamento da più regioni o la presenza di impianti di produzione in più regioni è un modo per ridurre questi rischi.

2.         Gli agricoltori fanno il possibile per rendere i loro terreni resilienti al clima

Nell’Europa meridionale, in particolare, le misure di adattamento al cambiamento climatico includono spesso l’irrigazione o, nel caso di pomodori e fragole, lo spostamento della produzione dai campi aperti alle serre. Negli ultimi 20 anni, la percentuale di superficie irrigata in Spagna è aumentata per la maggior parte delle colture oggetto della nostra analisi. I vigneti (+19%) e gli oliveti (+12%) sono quelli che hanno subito il maggiore incremento nella percentuale di superficie irrigata tra il 2004 e il 2023. Una maggiore e migliore irrigazione può rappresentare una soluzione per gli agricoltori in alcune aree, ma da sola spesso non riesce a risolvere i problemi a lungo termine legati alla scarsità d’acqua. Ciò è dovuto in parte al fatto che le tecnologie che promuovono modi più efficienti di utilizzare una risorsa come l’acqua comportano un “effetto rimbalzo”. In pratica, tali tecnologie abbassano il costo della risorsa, consentendo alle aziende di espandere l’irrigazione a un numero maggiore di terreni, invece che ridurre il consumo complessivo di acqua.

3.         Il caldo e la siccità spingono alcune produzioni verso aree più adatte

Se da un lato spostare le coltivazioni in luoghi più favorevoli ha un senso a livello aziendale, dall’altro può anche trasferire problemi come la scarsità d’acqua invece di affrontarne le cause alla radice, soprattutto se si considera che il cambiamento climatico è un processo in corso. Quando aree agricole un tempo fertili e produttive vengono abbandonate, spetta anche agli attori della catena del valore alimentare e ai responsabili politici garantire soluzioni a lungo termine per rigenerare i terreni e gli ecosistemi, in modo da contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

4.         Le importazioni agiscono da riserva quando il clima estremo colpisce l’offerta nazionale

Il miglioramento dell’irrigazione e lo spostamento delle aree coltivate verso luoghi più adatti sono strategie di adattamento a medio e lungo termine. Tuttavia, i trasformatori e i distributori di prodotti alimentari devono anche affrontare eventi meteorologici sfavorevoli che possono ridurre l’offerta con breve preavviso. Per le colture e i prodotti agricoli, una delle strategie più comuni è quella di ricorrere alle importazioni per ridurre il divario tra l’offerta prevista e quella effettiva.  L’aumento dei prodotti importati può comunque creare problemi operativi per i produttori alimentari, poiché i prodotti importati devono rispettare gli standard dell’UE e spesso devono anche rispondere a determinate specifiche (come dimensioni, colore o sapore). Un’altra sfida operativa è rappresentata dal trasferimento ai consumatori dei costi aggiuntivi sui prezzi di vendita.

5.         L’aumento delle temperature modifica i modelli di consumo

L’effetto del cambiamento climatico sui modelli di consumo è più pronunciato per i prodotti “stagionali” come le zuppe e i gelati. I dati mensili sui consumi delle famiglie spagnole negli ultimi 25 anni mostrano un netto calo del consumo pro capite di zuppe e un aumento del consumo di gelati. L’aumento delle temperature è una parte della spiegazione. Se combiniamo i dati sui consumi con quelli sulle temperature medie mensili, emerge che il calo del consumo di zuppe è più pronunciato quando la temperatura in un determinato mese è molto più alta della media a lungo termine per lo stesso mese. Per quanto riguarda il consumo di gelato, invece, è positivo quando i mesi sono più caldi del solito. L’aumento delle temperature continuerà a influenzare i modelli di consumo di alcuni prodotti. Alcuni produttori e distributori cercheranno alternative per evitare perdite di fatturato e prenderanno in considerazione azioni per rendere il loro portafoglio prodotti più “a prova di clima”. Allo stesso tempo, questo può essere un fattore di crescita per altri prodotti. Tuttavia, la crescita non è distribuita uniformemente nel corso dell’anno e i periodi con temperature estreme sono difficili da prevedere. Per questo, oltre ai modelli di previsione della domanda, i produttori e i distributori hanno bisogno di un certo livello di flessibilità per essere in grado di soddisfare una domanda aggiuntiva con breve preavviso.

Conclusione

Se si considera l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione alimentare in Spagna, Italia e Portogallo, è chiaro che vi sono rischi per l’agricoltura e la produzione alimentare, soprattutto quando gli agricoltori non sono in grado di adattarsi. Tuttavia, questi cambiamenti creano anche opportunità per l’innovazione e per le aziende di sfruttare il cambiamento dei modelli di consumo.

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