Piano Mattei. Copagri coglie il beneficio di investire risorse in Africa dove il Pil è a 5,5% di media

ROMA – “Puntare su un continente in netta e continua crescita dal punto di vista demografico, con una popolazione che nel 2050 sfiorerà i 2 miliardi di abitanti, e soprattutto sotto il profilo economico, con un aumento del PIL che nel 2024 sta viaggiando su una media del 5,5%, è fondamentale per diversificare e ampliare i mercati del nostro interscambio commerciale, andando al contempo a promuovere la cooperazione allo sviluppo e l’eccellenza e l’unicità del nostro know how”.

Lo ribadisce il presidente della Copagri Tommaso Battista, che ha partecipato oggi a Palazzo Chigi alla terza riunione della Cabina di Regia del Piano Mattei per l’Africa, presieduta dal vicepremier Antonio Tajani e propedeutica all’approvazione della relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione dello stesso.

“Nel ribadire il nostro pieno apprezzamento per i contenuti e gli intenti del Piano, e soprattutto per le grandi opportunità che potrà generare per le imprese italiane e i partner africani, non possiamo mancare di rimarcare l’importanza che tutti gli accordi ‘agricoli’ che si svilupperanno vadano a garantire il pieno e totale rispetto del principio di reciprocità, scongiurando in tal modo il rischio di incidere sulla competitività del Primario nazionale e comunitario, che come noto deve sottostare a rigidi vincoli ambientali e che sconta ben altri costi legati al prezzo del lavoro e dei fattori produttivi”, aggiunge il presidente.

“Fondamentale, poi, sarà ‘approfittare’ del Piano Mattei per avere un utile strumento di carattere formativo, che possa al contempo essere di supporto per il reperimento di manodopera specializzata per le lavorazioni stagionali nel nostro Paese, andando così a colmare le lacune del Decreto Flussi, che in molti casi non garantisce l’arrivo in Italia di manodopera specializzata e già formata”, evidenzia Battista.

“In tal modo, si contribuirebbe ad allineare la domanda con l’offerta di lavoro, superando o quantomeno diminuendo le difficoltà con le quali si trovano a doversi confrontare le tantissime aziende agricole che necessitano di particolari figure professionali a carattere stagionale”, rimarca il presidente, suggerendo la possibilità di “avviare in loco le attività formative, per poi concluderle in Italia presso le aziende interessate, valutando tale attività come una sorta di ‘titolo preferenziale’ per l’ottenimento divisti lavorativi”.

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