Il 70% del valore del prodotto alimentare è della trasformazione. L’Italia prima in Europa nel settore primario (71% della filiera)

MILANO – In Italia la filiera agroalimentare si distingue per l’elevata numerosità delle imprese nel settore primario e per la loro polverizzazione; rispetto alla media europea e ai due mercati di riferimento (Francia e Germania), l’Italia ha anche un maggior peso del settore primario (71% della filiera per numero di imprese, 30% per addetti e 6,6% per fatturato) mentre produzione e distribuzione hanno valori inferiori.

Nel contempo, a livello di singola impresa, è nella fase di trasformazione, ossia nel settore industriale, che si concentra la parte preponderante, circa il 70%, del valore di filiera, anche se questo non significa necessariamente che i margini di profitto siano sempre più elevati. È quanto emerge dalle prime analisi del nuovo Osservatorio HonestFood, sviluppato in partnership dall’associazione HonestFood e da LIUC Business School e presentato nella serata di ieri a Milano.

Ad aprire i lavori dell’incontro, dove si sono confrontati i protagonisti dell’intera filiera, dalla produzione agricola ai consumatori, passando per l’industria di trasformazione, i canali di distribuzione e la ristorazione, è stata Elena Buscemi presidente del Consiglio comunale di Milano.

“L’Osservatorio si propone di promuovere onestà e maggiore equità nella filiera agroalimentare, puntando a coinvolgere tutti gli operatori e sensibilizzando anche le nuove generazioni, che con il loro comportamento hanno e avranno il potere più grande di promuovere il cambiamento, informandosi e agendo in modo responsabile” spiega Giacomo Pedranzini, ideatore e presidente di HonestFood e amministratore delegato di Kometa, azienda leader nel settore della trasformazione delle carni. “Il valore fondante di HonestFood è proprio l’onestà, intesa anche come riconoscimento del giusto valore al lavoro di ciascuno” aggiunge Pedranzini.

“L’aggettivo onesto ha un significato complesso e articolato. L’onestà è un concetto multi-dimensionale, che si presta a diverse interpretazioni, specie se si prova a declinarla rispetto a un prodotto, a un settore merceologico o a un comparto industriale” ha spiegato Chiara Mauri, direttrice della Scuola di Economia e Management dell’Università LIUC.  “Ma come misurare il valore dell’onestà? Come Liuc, stiamo cercando di sviluppare una sorta di bollino per la filiera, che dovrebbe certificare pratiche trasparenti, anche rispetto ai problemi del food waste e del riutilizzo degli scarti, che fanno parte del concetto di onestà» ha aggiunto Mauri.

“La filiera agroalimentare è l’insieme di tutte le fasi attraverso cui un prodotto agricolo passa dalla terra alla tavola, dalla produzione e raccolta delle materie prime fino all’arrivo nel piatto del consumatore. L’obiettivo dell’osservatorio HonestFood è analizzare come il valore viene creato e incrementato in ogni fase e sviluppare di conseguenza strategie efficaci per migliorare la competitività, la sostenibilità, l’equità e la resilienza del settore agroalimentare” ha aggiunto Andrea Venegoni, Associate Dean Research & Application for Business della LIUC Business School.

Su quali azioni e interventi possano contribuire ad aumentare il livello di onestà della filiera si sono confrontati, con numerosi e stimolanti contributi, anche Anna Gervasoni Rettore eletto Università LIUC, Cristiano Fini presidente CIA Agricoltori Italiani, Lorenzo Aliverti direttore generale Latteria di Chiuro, Giangiacomo Ibba ad CRAI Secom, Lino Enrico Stoppani presidente FIPE e Furio Camillo responsabile scientifico di Sylla, istituto specializzato in ricerche di mercato.

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