Dopo la siccità arriva la pioggia e al Sud Italia il rischio idrogeologico. Il bollettino di Anbi

ROMA  – “Se l’attualità richiama attenzione alla nuova emergenza idrogeologica, che colpisce il Nord-Ovest d’Italia, nel Mezzogiorno la siccità sta pregiudicando il tessuto sociale ed economico dei territori”: a segnalare la drammaticità della situazione è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

L’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia, infatti, come in Sicilia le residue riserve idriche (meno di 181 milioni di metri cubi, cioè circa il 25% dei volumi invasabili, ma di cui sono utilizzabili solo 55 milioni), vadano esaurendosi più rapidamente di quanto previsto, nonostante i provvedimenti, che limitano le erogazioni. I paesaggi dell’entroterra siciliano stanno assumendo caratteristiche tipiche dell’Africa settentrionale con terreni brulli e polverosi a rimpiazzare pascoli e colture foraggere; i frutteti ormai rinsecchiti sono abbandonati in quello, che rischia di diventare un deserto anche economico: estati sempre più calde, aride (a Giugno e Luglio il deficit pluviometrico sull’Isola ha superato l’80%) e prolungate (ancora la scorsa settimana si sono sfiorati i 30 gradi), accompagnate da inverni miti e secchi (Gennaio e Marzo 2024 hanno registrato rispettivamente il 63% ed il 42% di pioggia in meno rispetto alla media) hanno non solo prosciugato gli acquiferi, ma compromesso la fertilità e la stabilità dei suoli. Così le annunciate piogge diventano una minaccia concreta a causa delle fredde correnti artiche, che andranno a scontrarsi con i venti caldi di scirocco su un mar Mediterraneo, dove la temperatura dell’acqua si aggira ancora tra i 23 ed i 25 gradi: una combinazione di elementi, che potrebbe generare fenomeni estremi, di cui abbiamo già avuto modo di saggiare la pericolosità con i nubifragi che hanno interessato il Nord-Ovest ed in particolar modo le province di Alessandria e di Savona, dove cumulate di pioggia fino a 110 millimetri in 4 ore hanno ingrossato pericolosamente i fiumi; si sono registrati aumenti dei livelli idrometrici  fino a 4 metri in un paio d’ ore, come nel caso della Bormida di Spigno esondata a Bragno, ma anche del Letimbro (+m. 2,30), della Centa (+m. 2), della Bormida di Mallare (+m. 3,5).

Intanto nell’Italia meridionale sta esaurendosi la poca acqua rimasta.

In Basilicata il bacino di monte Cotugno trattiene solamente 53,85 milioni di  metri cubi, cioè l’11,2% della capacità d’invaso di quella, che è la più grande diga in terra d’Europa; il totale delle riserve idriche lucane è sceso a mln. mc.128,31 ,vale a dire 150 milioni in meno dell’anno scorso!

In Puglia, nei serbatoi della storicamente fertile piana della Capitanata restano meno di 40 milioni di metri cubi d’acqua ed il bacino più grande (Occhito) trattiene appena mln. mc. 33,84, cioè il 13,5% del volume invasabile (250 milioni).

In Calabria il fiume Ancinale è quasi all’asciutto, la portata del Lao è decrescente, mentre quella del Coscile è in aumento e sfiora i 70 metri cubi al secondo.

Adombrano scenari ricchi di incognite le domande, che pone il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano: “Quanto tempo e quanta pioggia ci vorrà, affinché i grandi bacini meridionali possano ricaricarsi e tornare ad assolvere al loro compito essenziale per la vita e l’economia del Mezzogiorno? Nel 2025 dovremo assistere alla stessa, sconfortante condizione fatta di turnazioni, limitazioni, interruzioni e provvedimenti emergenziali nella gestione dell’acqua?”

Nelle Marche tendono al ribasso le altezze idrometriche dei fiumi, evidenziandosi  inferiori in alcuni casi a quelle rilevate nello scorso quinquennio; negli invasi restano stoccati 35,7 milioni di metri cubi d’ acqua.

In Umbria, dove le piogge autunnali sono state generose (mm. 131 ca. a Settembre e già oltre mm. 100 ad Ottobre), dopo un lungo periodo di costanti ribassi torna finalmente a crescere il livello del lago Trasimeno, la cui condizione, però, resta critica (cm.77 più basso della norma); sono in calo le portate fluviali di Topino, Chiascio, Paglia.

Continuano invece a calare le altezze idrometriche dei laghi nel Lazio: nonostante le piogge, che hanno bagnato la regione tra la fine di Settembre e la prima decade di Ottobre, il livello del lago di Nemi si è abbassato di ulteriori 8 centimetri (in 3 mesi il piccolo lago dei Castelli Romani ha perso quasi 20 centimetri d’altezza idrica); scende anche il livello del Sabatino. Tra i fiumi laziali a crescere è il solo Tevere, la cui portata attuale (mc/s 193) è superiore alla media. Sono in riduzione le portate dei fiumi Fiora, Aniene e Velino, con gli ultimi due ampiamente sotto media (rispettivamente -40% e -44% sulla media).

In Abruzzo il livello del fiume Vomano è pari a quello registrato lo scorso anno mentre, nel Pescarese, quello dell’Orta è circa cm. 3 inferiore al 2023.

In Campania tornano a ridursi le portate fluviali.

In Sardegna il deficit, che registrano gli invasi regionali rispetto al 2023, si attesta su mln.mc. 254,42 e nei distretti di Posada ed Alto Cixerri “l’acqua è agli sgoccioli”.

La Toscana, colpita da violenti nubifragi (nell’Aretino cumulate di pioggia superiori ai 60 millimetri in 2 ore), vede crescere i livelli dei propri fiumi: da segnalare, la considerevole portata raggiunta dal Serchio: mc/s 59,30, cioè +163% sulla media!

Evidenza di un Paese meteorologicamente diviso a metà, la situazione si presenta paradossalmente a rischio per “troppa acqua” nell’Italia settentrionale, dove i livelli dei laghi segnano percentuali di riempimento ben superiori alla media del periodo ed il Maggiore è pressoché al colmo, nonostante portate quasi massime in uscita.

In Valle d’Aosta cresce la Dora Baltea, toccando mc/s 27,90.

In crescita sono anche i flussi nei fiumi del Piemonte con Tanaro e Stura di Demonte sopra la media (rispettivamente +42% e +104%), mentre Stura di Lanzo e Toce sono deficitari (-33% e -29%).

Restano sovrabbondanti le riserve idriche  in Lombardia (+11,8%).

In Veneto continuano ad esserci sovraccarichi d’acqua negli alvei fluviali con portate in alcuni casi più che doppie (Livenza  +112%) se non triple (Brenta +218%, Bacchiglione +176%) rispetto alla media storica.

L’inizio dell’anno idrologico è risultato estremamente “bagnato” anche in Emilia-Romagna: le portate dei fiumi appenninici sono cresciute ampiamente sopra le medie mensili con la Secchia superiore di quasi il 500% alla norma.

Infine, grazie alle piogge abbondanti, i flussi in alveo del Po sono aumentati esponenzialmente: nell’Alessandrino il “Grande Fiume” ha toccato i 500 metri cubi al secondo, crescendo di quasi 200 metri cubi in una settimana e registrando così un surplus idrico del 22%, rispetto alla media; in prossimità del delta, a Pontelagoscuro, si registra una portata di mc/sec 3924,89 (oltre mc/s 1800 in più in una settimana) contro una media mensile di mc/s 1751 (+124%).

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