ROMA – “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, sia esso un sindaco o un portatore di evidenti interessi economici e quando si legge che se i Consorzi di bonifica chiudessero non se ne accorgerebbe nessuno, verrebbe voglia di sospendere l’attività e vedere il 30% dei territori di pianura italiani tornare ad essere acquitrini. Sono certo che nessuno in questo Paese vorrebbe mai tornare alle paludi che abbiamo contribuito a sanificare per il bene del territorio.”
A dichiararlo è Massimo Gargano, in qualità di Segretario del Sindacato Nazionale Enti di Bonifica ed Irrigazione (S.N.E.B.I.), rispondendo ad alcune accuse strumentali.
“Di fronte alle conseguenze della crisi climatica – prosegue – servono urgenti soluzioni infrastrutturali di adattamento all’estremizzazione degli eventi meteo e non fuorvianti ricerche di capri espiatori.”
“Proviamo comunque a ripeterlo – gli fa eco Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Quando si registrano rotture negli argini o il loro sormonto da parte delle acque di piena fluviali, la rete idraulica minore, gestita dai Consorzi di bonifica, è vittima di alluvione come il resto del territorio, assumendo però poi un ruolo determinante nell’evacuazione per prosciugare campagne e centri urbani, come si sta dimostrando anche in questi giorni. Per quanto riguarda la recente emergenza, che ha interessato Bologna ed il suo hinterland, il Consorzio di bonifica Renana aveva diffuso pochi giorni fa una nota di chiarimento, evidentemente troppo garbata per essere presa nella giusta considerazione!”
Sulla base delle norme nazionali e regionali vigenti, infatti, la gestione delle acque naturali di superficie e cioè tutti i fiumi, i torrenti ed i rii è materia di esclusiva competenza della Regione Emilia-Romagna. La legge regionale n.7 del 2012 prevede che i Consorzi di bonifica possano effettuare interventi in area collinare e montana, solo grazie alla stipula di convenzioni con gli enti locali eletti (come Comuni o loro Unioni), che indicano gli interventi da realizzare nel proprio territorio, previa autorizzazione della Regione.
I Consorzi di bonifica, invece, sono competenti per la gestione del reticolo artificiale di scolo in pianura, costituito in Emilia Romagna da migliaia chilometri di canali artificiali e condotte, nonché decine di casse di espansione ed impianti idrovori; tale reticolo è stato gravato dalle numerose esondazioni provenienti dalle rotte e dai sormonti dei corsi d’acqua e dei torrenti regionali (a livello nazionale la rete idraulica minore per tenere asciutti i territori e gestire le acque superficiali consta di circa 220.000 chilometri di alvei con decine di migliaia di opere idrauliche e circa 900 centrali idrovore).
“Infine – aggiunge il Presidente di ANBI – a chi adombra supposti conflitti di competenze in materia di prevenzione idrogeologica ribadiamo che invece, in Italia, le responsabilità sono chiare: le Autorità di Distretto pianificano, Stato e Regioni programmano, mentre l’operatività è affidata, secondo i rispettivi ruoli, ad enti territoriali come Consorzi di bonifica e Geni Civili. Due sono le criticità in questa catena decisionale, esaltate dalla velocità della crisi climatica: gli insufficienti finanziamenti, conseguenza di una scarsa attenzione verso politiche di prevenzione e la lentezza degli iter burocratici. Non lo diciamo certo da ora: serve snellire le procedure nel rispetto dei controlli di legge ed occorre un piano pluriennale di manutenzione del territorio italiano, che manca dagli anni ‘80 e preveda almeno un miliardo di investimenti all’anno. Altrimenti – conclude Vincenzi – appare chiaro il destino di un Paese in costante emergenza dove, dall’inizio dell’anno, ci sono già stati circa 2500 eventi estremi. I Consorzi di bonifica stanno facendo la loro parte ed hanno centinaia di progetti pronti per migliorare la resilienza dei territori di fronte alla nuova situazione climatica: da Gennaio, lungo la Penisola, sono stati segnalati 279 tornado, nel 2010 se ne registrò 1. Più chiaro di così!”